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  • Dopo i dati negativi della manifattura (produzione industriale a marzo -0,5% su mese, -3,5% annuo; e produzione metalmeccanica nel primo trimestre dell'anno ha registrato un calo del 2,1% rispetto al trimestre precedente e del 4,1% rispetto al primo trimestre del 2023) anche le vendite al dettaglio non lasciano ben sperare. Ad aprile le vendite al dettaglio registrano una variazione congiunturale negativa sia in valore sia in volume (rispettivamente -0,1% e -0,3%). Lo rileva l'Istat diffondendo le stime sul commercio al dettaglio. Su base tendenziale, le vendite al dettaglio diminuiscono dell'1,9% in valore e del 3,3% in volume. "Ad aprile 2024, rispetto al mese precedente, le vendite al dettaglio registrano una lieve diminuzione. Le vendite dei beni alimentari sono in calo mentre quelle dei beni non alimentari mostrano un aumento contenuto", spiega l'Istat nel suo commento. "A livello tendenziale si registra una variazione negativa sia in valore sia in volume, determinata dalla flessione delle vendite di beni alimentari, che anche questo mese risentono in misura significativa della differente collocazione della Pasqua, che nell'anno in corso è caduta a fine marzo mentre nel 2023 ha avuto luogo ad aprile". Ma intanto proprio l'Istat vede per il Pil italiano è una crescita dell 1% nel 2024 e dell 1,1% nel 2025, in moderata accelerazione rispetto al 2023, scrive l Istat nelle prospettive per l economia italiana 2024-25. Nel Def di aprile la stima tendenziale è di +1% quest anno e +1,2% il prossimo. Ne parliamo con Patrizia De Luise, presidente nazionale Confesercenti e con Mariano Bella, direttore Ufficio studi Confcommercio.

    Bce taglia i tassi ma alza le stime di inflazione: Lagarde prevede un percorso accidentato

    La Banca centrale europea taglia i tassi. Come previsto. Si tratta del primo taglio dei tassi nell'Unione europea dal settembre 2019 e della fine del ciclo di inasprimento monetario iniziato nel luglio 2022 e dopo nove mesi di attesa (aumento complessivo di 450 punti base attuato tra il luglio 2022 e il settembre 2023). Con una riduzione di un quarto di punto percentuale, ha portato il tasso sui depositi dal 4 al 3,75%, quello sulle di riferimento dal 4,50 al 4,25 per cento e quello sui prestiti marginali dal 4,75% al 4,50 per cento. La decisione è stata presa con un solo governatore contrario. Sono state però riviste al rialzo le previsioni sull inflazione. Le prossime decisioni saranno prese «meeting dopo meeting» e la riduzione dei tassi seguirà «un percorso accidentato», ha detto in conferenza stampa la presidente Christine Lagarde. La Bce non dà quindi indicazioni sul ritmo della normalizzazione: sottolinea anzi nel comunicato che «le pressioni restano forti, dal momento che la crescita dei salari resta elevata e l inflazione resterà verosimilmente a livelli più alti del target per gran parte del 2025». Indicatori anticipatori sul costo del lavoro - ha poi aggiunto Lagarde - indicano che la sua crescita si ridurrà nel corso dell anno. I profitti, inoltre, stanno assorbendo parte della crescita «pronunciata» dei costi del lavoro unitari, «il che riduce i soui effetti inflazionistici».
    Nello specifico la Lagarde ha dichiarato: "Ci saranno vari scossoni sulla strada" dell'allentamento della stretta monetaria, "alcuni li possiamo anticipare e predire, ma altri possono arrivare a sorpresa oppure alcuni li anticipiamo ma la portata è più grade del previsto. E' una strada accidentata e i prossimi mesi saranno altrettanto, lo sappiamo".  Approfondiamo il tema con Donato Masciandaro, docente politiche monetarie università Bocconi, editorialista de Il Sole 24 Ore.

  • "Intel non è giunta in Italia, ne prendiamo atto. Per altro, se leggete, Intel ha dei problemi, è l'unica azienda internazionale di semiconduttori che ha problemi" e "le cui azioni hanno perso valore in Borsa". Lo ha dichiarato il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, al Phygital Sustainability Expo. "Nel frattempo sono giunti investimenti pari già a oltre 8 miliardi di euro sulla microelettronica. Silicon box, St microelectronics, un'altra impresa francese, un'altra impresa tedesca ieri. In totole abbiamo già superato 8 miliardi di euro di investimenti e a fine anno arriveremo a 10 miliardi". L'Intel lo scorso anno aveva fatto sapere che avrebbe messo a terra investimenti sulla catena dei semiconduttori pari a 80 miliardi di euro. Del totale, oltre 33 miliardi saranno dedicati alla costruzione di nuovi impianti nel territorio europeo. Per l'Italia sembrava concreta l'ipotesi di ospitare il primo impianto continentale di back-end per la fabbricazione di chip, per cui l'investimento previsto ruotava intorno ai 4,5 miliardi e che avrebbe generato 1.500 nuovi posti di lavoro e altri 3500 nell'indotto, probabilmente nel nord Italia. Intanto, come scrive oggi Biagio Simonetta sul Sole, Pat Gelsinger, ceo di Intel, ha un compito assolutamente difficile: convincere il mercato che il futuro della sua società non sia stato compromesso da alcune scelte di dubbio valore e dal boom dei competitor come Nvidia. E ci ha provato anche ieri, durante Computex, la fiera tecnologica in corso a Tapei (Taiwan), dove i più importanti produttori di chip al mondo si stanno sfidando a colpi di innovazione. Gelsinger sa che da inizio anno Intel ha perso il 40% del suo valore a Wall Street. Un dato significativo, soprattutto se inserito in un contesto - quello delle società dei semiconduttori - di grande crescita. Nello stesso lasso di tempo, il titolo di Nvidia ha guadagnato il 132%; quello di Arm il 65%; quello di Qualcomm il 40%; quello di AMD il 10%; quello di TSMC il 58%. Intel, che dell'industria dei semiconduttori è una delle società più importanti e longeve, non solo non segue la scia dei competitor, ma addirittura crolla. Dal palco del Computex, Gelsinger ha risposto al ceo di Nvidia: «A differenza di quanto Jensen vorrebbe far credere, la legge di Moore è viva e vegeta» sottolineando che Intel avrà un ruolo importante nella proliferazione dell AI in quanto principale fornitore di chip per PC.«Penso che sia come Internet 25 anni fa, è così grande. Lo vediamo come il carburante che spinge l industria dei semiconduttori a raggiungere 1.000 miliardi di dollari entro la fine del decennio». Intel ha presentato i suoi nuovi processori, e al pari dei rivali, da AMD a Qualcomm, ha fornito dei benchmark che hanno dimostrato che il suo nuovo silicio è significativamente migliore rispetto alle opzioni esistenti. Il problema più immediato, però, è arrivato dal mercato, dove la risposta è stata tutt'altro che calorosa. Le azioni di Intel hanno galleggiato attorno allo stesso valore di chiusura di lunedì. E questo nonostante i nuovi prodotti e le parole del ceo che sono sembrate un guanto di sfida a Nvidia. Intel ha guidato l industria dei computer per decenni, ma negli ultimi due anni i suoi ricavi sono diminuiti a causa del ritardo rispetto ai rivali sui processori per l AI. Una storia che ricorda un po la scelta (una quindicina d'anni fa) fatta per i chip dedicati al mobile. In quell'occasione Intel si fece soffiare il mercato da Qualcomm. Adesso è stata Nvidia a correre più veloce.
    Ne parliamo con Biagio Simonetta, Il Sole 24 Ore.

    Vino, l'Italia è il secondo operatore mondiale

    L'Italia è il secondo operatore mondiale per il vino (+188%) e quinto per gli spirits (+300%). Un trend dell'export registrato in due decadi sulla base di elaborazioni dell'Osservatorio Federvini, in collaborazione con Nomisma e TradeLab. È quanto emerge dall'Assemblea Generale Federvini, Federazione italiana dei produttori, esportatori e importatori di vini, acquaviti, liquori, sciroppi, aceti e affini, svoltasi oggi a Roma alla presenza di istituzioni e produttori italiani. Un comparto che vale - ricorda la Federazione - 21,5 miliardi di euro di fatturato, conta 2.600 imprese e 30.000 occupati, e rappresenta il 21% dell'export del food & beverage italiano.
    Ne parliamo con Piero Mastroberardino, Vice presidente Federvini.

    Rinnovabili in crescita, Stato e Regioni litigano

    Oggi è la Giornata mondiale dell'ambiente, istituita nel 1972 dalle Nazioni Unite in occasione della Conferenza di Stoccolma sull'ambiente umano, con lo scopo di sensibilizzare il pubblico sulle problematiche ambientali e di promuovere azioni a favore della protezione dell'ambiente. In Italia le rinnovabili hanno raggiunto numeri record: ad aprile 2024 hanno coperto il fabbisogno di elettricità con una quota del 51,2% (contro il 36% del 2023). Intanto continuano i contrasti tra lo Stato e le Regioni stretti tra la burocrazia e il rischio speculazioni.
    Ne parliamo con Ermete Realacci, presidente Symbola-Fondazione per le qualità italiane.

    Assolombarda, Spada, 'nucleare è una battaglia che dovremmo fare tutti'

    Il nucleare "è una battaglia che dovremmo fare tutti. Dovrebbe esserci un grande patto tra il mondo della politica, le istituzioni, i media, tutti gli enti. Se veramente ci teniamo a avere imprese più competitive dobbiamo cercare di rendere la loro vita più semplice nei prossimi anni". Lo ha detto il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada, nelle scorse settimane. "Siamo per ritornare a investire sul nucleare. Noi in Italia siamo ancora fermi al referendum", ha continuato. In Italia "si fanno battaglie ideologiche, ma ci si dimentica che sopra le nostre teste ci sono 130 centrali nucleari, dal Piemonte al Friuli. Ci vuole più pragmatismo e fiducia nell'innovazione", ha aggiunto Spada ricordando che "non bisogna abbandonare il gas, ma cercare di renderlo sempre più pulito. E puntare sul nucleare". Spada ha ricordato che "oggi in Spagna il costo dell'energia è di 13,67 euro per megawattora, mentre in Italia 86,6 euro". Sul tema è tornato oggi anche il neo presidente di Confindustria Emanuele Orsini, partecipando a un evento de Il Giornale: "L'Industria 5.0 deve essere messa a terra velocemente, per dar la possibilità da luglio di avere i consulenti che possono aiutare le imprese a farlo. La seconda cosa è cominciare alla sperimentazione del nucleare in Italia". Lo ha detto stamni a Verona il presidente di Confindustria. "Oggi - ha proseguito Orsini - si fa lo studio in Italia e le sperimentazioni in Francia. Dobbiamo mettere in condizioni l'Isi di potere dare sostegno alle nostre imprese di far sperimentazione. Quindi mettere a terra subito la parte nucleare perché saremo pronti nel 2031". Il presidente di Confidustria ha poi aggiuntoi come "sappiamo quanto la politica antindustriale sia stata al centro della Commissione uscente, per noi la Commissione entrante e il nuovo Parlamento europeo dovranno mettere al centro l'industria e le imprese, perché altrimenti non rimettiamo al centro la produttività e i consumi". "L'Europa - ha ricordato Orsini - rappresenta il 15% del Pil mondiale, e vale il 7% dell'inquinamento. Io dico attenzione: la decarbonizzazione complessiva vale 1.100 miliardi, noi dobbiamo prenderci i tempi giusti per poterla fare. Il rischio di competitività con i Paesi che non fanno i compiti a casa diventa altissimo e su questo per noi è fondamentale".
    Ne parliamo con Alessandro Spada, presidente di Assolombarda.

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  • Via libera del Cdm a un decreto con misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste d attesa e a un ddl con misure di garanzia sulle prestazioni sanitarie. Dubbi da parte delle regioni sui fondi. Da un Cup unico regionale o infraregionale, il monitoraggio sulle liste d attesa affidato all Agenas, un ispettorato generale di controllo sull assistenza sanitaria fino all introduzione di visite ed esami il sabato e la domenica. Sono le misure principali contenute nel decreto legge anti liste di attesa, secondo una bozza di sette articoli del provvedimento. L articolo 1 della bozza del decreto legge istituisce presso Agenas una piattaforma nazionale per le liste d attesa con l obiettivo di disporre per la prima volta di un monitoraggio puntuale e reale dei tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie . La piattaforma dialogherà con le piattaforme regionali delle liste di attesa (interoperabilità). Inoltre se Agenas riscontra inefficienze o anomalie nell ambito del controllo delle agende di prenotazione, può procedere con audit nei confronti delle aziende sanitarie. Lo scopo è quello di superare insieme eventuali difficoltà riscontrate. «Questa norma impatta positivamente sulle Regioni perché aiuta a gestire meglio le liste d attesa». Molto critiche le Regioni. "Da quello che posso esprimere a titolo personale, come assessore alla Salute della Regione Emilia-Romagna si tratta di un decreto ancora privo di coperture finanziarie e molto astratto". Così Raffaele Donini, che è anche coordinatore della Commissione Salute in sede di Conferenza delle Regioni, commenta il via libera del consiglio dei ministri a decreto legge e disegno di legge sull'abbattimento delle liste d'attesa. Ieri anche Guido Bertolaso, assessore alla Salute della Lombardia, realtà non nemica del governo, ha detto: «Non siamo di fronte a una rivoluzione rispetto ai problemi che gestiamo quotidianamente. Se queste sono le novità stiamo partorendo un topolino». Le Regioni, che lamentano di non essere state consultate per la stesura, aggiungono che buona parte delle misure le adottano già. Ne parliamo con Marzio Bartoloni, Il Sole 24 Ore.

    Turismo in italia, record di presenza e arrivi nel 2023

    Il turismo italiano ha raggiunto e superato i numeri pre-Covid nel 2023, con oltre 134 milioni di arrivi e 451 milioni di presenze. Gli stranieri tornano a essere la quota prevalente dei viaggiatori. Il recupero dei livelli pre-Covid si può dire concluso: nel 2023 il turismo italiano ha raggiunto e superato i numeri del 2019 (ultimo anno non influenzato dalla pandemia globale) in termini di arrivi e presenze. Il settore ha ripreso ormai a pieno il suo ruolo di traino per l economia italiana e i primi mesi del 2024 oltre alle previsioni estive indicano che la corsa prosegue. Gli oltre 134 milioni di arrivi (+2,3% rispetto ai valori pre-pandemici) e 451 milioni di presenze negli esercizi ricettivi (+3,3% rispetto ai valori pre-pandemici) dello scorso anno rappresentano per il momento un primato storico assoluto. Risultati possibili anche grazie al balzo impresso dall ultimo anno: rispetto al 2022 la crescita degli arrivi è stata infatti del 13,4% e quella delle presenze del 9,5%. A certificarlo sono Istat e ministero del Turismo nella prima rilevazione congiunta in cui i dati dell istituto di statistica sono stati integrati con quelli del portale  Alloggiati web (i dati trasmessi dai gestori degli esercizi ricettivi). Numeri dai quali emergono altre tendenze significative come la crescita più accentuata del settore extra-alberghiero rispetto all alberghiero tradizionale e il ritorno degli stranieri come quota prevalente dei viaggiatori. Approfondiamo il tema con Antonio Barreca, direttore generale di Federturismo.

    Orsini a Parigi per il vertice Confindustria-Medef

    La Confindustria e il Medef sono riuniti da ieri a Parigi per la 6/a edizione del Forum economico franco-italiano. Emanuele Orsini e Patrick Martin, i rispettivi presidenti, hanno ribadito il loro impegno comune per un Europa più forte e competitiva e lanciato cinque proposte per superare con successo le sfide globali. Per Orsini e Martin, l unica soluzione possibile è concentrarsi sul rinnovamento della competitività europea, essenziale per la prosperità e la stabilità sociale. In particolare, le cinque proposte sono: rafforzare la competitività europea attraverso una forte azione di semplificazione delle normative; rafforzare la competitività europea attraverso uno shock sugli investimenti valutando anche la creazione di un fondo sovrano europeo; rafforzare la competitività europea attraverso interventi ampi sulle competenze; aumentare la competitività europea attraverso politiche energetiche e climatiche efficaci, sostenendo il nucleare e la neutralità tecnologica; promuovere la competitività dell industria europea delladifesa attraverso una strategia per una più forte resilienza. Ne parliamo con Flavia Carletti, Radiocor.

    Federmeccanica, nel primo trimestre produzione -4,1% annuo

    La produzione metalmeccanica nel primo trimestre dell'anno ha registrato un calo del 2,1% rispetto al trimestre precedente e del 4,1% rispetto al primo trimestre del 2023; dati peggiori del complesso dell'industria. Le esportazioni del settore hanno segnato tra gennaio e marzo un ulteriore calo del 2,0% annuo. Sono i risultati della 170esima edizione dell'indagine congiunturale di Federmeccanica sull'Industria metalmeccanica - meccatronica italiana. Risultati - viene sottolineato - che mostrano "molte ombre e poche, flebili, luci". In questi primi tre mesi del 2024, emerge dall'indagine di Federmeccanica, a condizionare l'attività produttiva metalmeccanica è stato, in particolar modo, il calo congiunturale della produzione di Autoveicoli e rimorchi (-7,3%), ma contrazioni, seppure più contenute, sono state registrate anche negli altri comparti del settore con la sola eccezione di quello degli Altri mezzi di trasporto che è l'unico ad aver aumentato i volumi rispetto al trimestre precedente (+2,4%).  Sull'attività delle imprese incidono non solo gli annosi problemi mai risolti come la bassa produttività, ma si sono aggiunti ulteriori fattori di forte criticità come i conflitti in corso con tensioni geopolitiche crescenti, che determinano ripercussioni negative sulle catene di approvvigionamento, nonché costi del credito ancora elevati, rendendo così ancora più difficile e complessa l attività delle imprese. Approfondiamo il tema con Diego Andreis, Vicepresidente di Federmeccanica.

  • Alla fine del 2023 la ricchezza netta complessiva delle famiglie è cresciuta a 11 mila miliardi di euro, da 10.600 a dicembre del 2022. A guidare questo incremento è stata la ricchezza finanziaria che è cresciuta del 6%, superando 5.600 miliardi di euro, soprattutto per la rivalutazione delle quote di fondi sia esteri sia italiani e per il rialzo di azioni e partecipazioni. Ma una maggiore ricchezza che ha contribuito a far volare le diseguaglianze: il 10% delle famiglie più facoltose detiene il 60% della ricchezza, e questo patrimonio nelle mani di pochi dal 2010 a oggi è continuato ad aumentare. Invece, la metà meno abbiente dei nuclei possiede solo il 7% dei beni. La novità è che si impoverisce la classe media perché non ha riserve finanziarie a cui attingere. Sono gli ultimi dati emblematici delle disuguaglianze in Italia, dove chi ha di più riesce ad accumulare sempre maggiori patrimoni, non c'è crisi né inflazione che tenga. L'analisi sulla distribuzione delle ricchezze delle famiglie compare nella relazione annuale della Banca d'Italia, presentata venerdì a Palazzo Koch insieme alle Considerazioni finali del governatore Fabio Panetta. Gli economisti di via Nazionale spiegano che la quota di ricchezza detenuta da questo 10% di famiglie tra il 2010 e il 2023 è cresciuta del 7%, passando appunto dal 53 al 60%, principalmente a scapito della classe media che ha perso il 4,8% del proprio patrimonio. La ragione di questo guadagno è riconducibile all'andamento favorevole degli strumenti finanziari più rischiosi, come azioni, partecipazioni, quote di fondi comuni, assicurazioni sulla vita. Il calo della ricchezza netta (che somma beni reali e finanziari) dei nuclei della classe media è dipeso dalla flessione del valore del patrimonio immobiliare. Mentre è rimasta sostanzialmente stabile, registrando un lieve calo, la ricchezza delle famiglie che Bankitalia inserisce nel «percentile» più basso. Ne parliamo con Massimo Baldini, docente di Scienza delle Finanze presso l'Università di Modena e Reggio Emilia.

    Opec+, confermati tagli per 2milioni di barili al giorno

    Ieri i Paesi dell Opec+ hanno deciso di estendere gli attuali taglialla produzione fino alla fine del 2025 per sostenere i prezzi del petrolio, in un momento di grande incertezza economica e geopolitica. L organizzazione estenderà il livello totale di produzione di greggio dall 1 gennaio 2025 al 31 dicembre 2025 , come si legge in un comunicato. I tagli ammontano a due milioni di barili al giorno. Questa strategia, avviata alla fine del 2022 in risposta al calo dei prezzi, è pensata per giocare sulla scarsità dell offerta e rilanciare i prezzi. Oltre a questa estensione, l Opec+ ha deciso di aumentare l obiettivo di produzione degli Emirati Arabi Uniti di 300.000 barili al giorno. Abu Dhabi è uno dei Paesi che ha accettato di chiudere ulteriormente i rubinetti, su richiesta dell Arabia Saudita. Anche l Arabia Saudita e la Russia, nonché l Algeria, l Oman, il Kazakistan, il Kuwait e l Iraq hanno compiuto quest anno sforzi supplementari, che dovrebbero essere rinnovati nel 2025. Nel frattempo, Saudi Aramco ha venduto 12 miliardi di azioni: si tratta del più grande collocamento dell'anno. Approfondiamo il tema con Alessandro Plateroti, direttore Newsmondo.it.

    Materie prime, c'è penuria di cacao e caffé e il prezzo triplica

    La fava di cacao ad aprile ha raggiunto il record dei rincari sul mercato Ice di Londra, con 10 mila sterline a tonnellata, il triplo di un anno fa. Per il cacao il mercato globale ha un deficit di 400 mila tonnellate nel raccolto 2023-2024 a causa soprattutto di piogge e siccità eccezionali in Africa, primo produttore mondiale.  Per l'analista della società Areté Filippo Roda, consulente UnionFood sulle materie prime, i prezzi hanno sforato gli equilibri dettati dai fondamentali. «Pesano la ritenzione dell offerta, l incertezza sul clima, i blocchi del canale di Suez e la norma Ue sulla deforestazione, la speculazione sui mercati finanziari e i comportamenti anomali degli operatori commerciali». L'impressione è che la nuova preda sia il caffè. «Già a inizio 2022 dice Roda le quotazioni della varietà Arabica sul mercato finanziario di New York avevano toccato i 2,60 dollari a libbra, più del doppio dell anno precedente». A spingere i prezzi era un deficit legato ai cali nelle principali aree di origine, Brasile e Colombia. Ora, secondo gli analisti, la situazione è capovolta, con colture Arabica più fiorenti (+7% in Brasile) e Robusta più deboli (-35% in Indonesia nel 2023). A scompigliare la dispensa sono tornati gli speculatori. «Da inizio 2024 spiega Roda  i futures di Londra sul Robusta sono aumentati del 40%. Prezzi così alti stanno spostando la domanda sull Arabica, tornata a salire del 24%» nonostante i raccolti in ripresa. Ne parliamo con Filippo Roda, senior analyst in Areté, società specializzata in previsioni sui mercati agro-alimentari.

  • Giovani di Confindustria: «Industria e crescita siano le priorità della nuova Europa»

    A poco più di una settimana dalle elezioni, che si terranno l'8 e 9 giugno, Riccardo Di Stefano, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, ha scelto di dedicare il convegno il 53° Convegno di Rapallo (dal 31 maggio al 1 giugno) alle prospettive della Ue e alla sua collocazione negli scenari globali. Riflettendo sulle scelte necessarie e sugli impatti che ci saranno nel nostro Paese. "Diritti al voto. Volti d'Europa, sguardo sul mondo", è il titolo del convegno. Un richiamo alla responsabilità del voto europeo. «Una responsabilità doppia: per i cittadini, che devono percepirne l'importanza in questo momento, e per i nostri rappresentanti politici, che dovranno imprimere un cambiamento di rotta a Bruxelles». «L'industria va messa al centro delle politiche europee, c'è in gioco la competitività dell'Europa e dell'Italia e quindi la crescita», dice Di Stefano, che nella squadra del neo presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha la delega all'Education e all'Open innovation. Ma ci sono altri temi importanti da affrontare: «bisogna riflettere sui valori europei, sull'efficacia del processo decisionale, sulla libertà, che troppo spesso viene data per scontata». Ne parliamo con Riccardo Di Stefano, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria.

  • Ad aprile 2024, rispetto al mese precedente, aumentano gli occupati, diminuiscono i disoccupati e rimangono sostanzialmente stabili gli inattivi. L occupazione cresce (+0,4%, pari a +84mila unità) per uomini e donne, per dipendenti e autonomi e per tutte le classi d età a eccezione dei 25-34enni, che registrano un calo. Il tasso di occupazione sale al 62,3% (+0,1 punti), segnando un nuovo record. Lo indicano i dati provvisori dell Istat. Il numero di persone in cerca di lavoro diminuisce (-3,0%, pari a -55mila unità) per entrambi i generi e in ogni classe d età tranne per i 15-24enni. Il tasso di disoccupazione totale scende al 6,9% (-0,2 punti), il tasso più basso da dicembre 2008 (ma sempre sopra la media europea al 6,4%) quello giovanile rimane invariato al 20,2%. La stabilità del numero di inattivi è sintesi dell aumento registrato tra gli uomini e i 25-34enni e della diminuzione osservata tra le donne e le altre classi d età. Il tasso di inattività si mantiene stabile al 33,0%. Intanto continua a preoccupare l'impoverimento degli italiani, che continuano a vedere salari fermi al palo intaccati dall'inflazione. Un aspetto che penalizza pesantemente anche le aspirazioni degli adolescenti. Lo attestano i dati della ricerca Domani (Im)possibili , curata da Save the children e presentata all Acquario di Roma in occasione dell apertura di Impossibile 2024 , la biennale sui diritti dell infanzia e dell adolescenza. L obiettivo al quale mirare, sottolinea l organizzazione non governativa, è di rendere possibile ciò che oggi è impossibile. In Italia più di 100mila ragazze e ragazzi fra i 15 e i 16 anni vivono in condizioni di grave deprivazione materiale. Quasi un'adoolescente su dieci. E sono in tantissimi, il 67,4%, a credere che il lavoro del futuro non gli consentirà di uscire dalla povertà. Approfondiamo il tema con Chiara Saraceno, sociologa e esperta di povertà e welfare.

    Pirelli, dopo la golden power soci italiani più forti: Camfin compra il 2,2%

    Il colosso cinese ChemChina perde il controllo di Pirelli. Con una mossa a sorpresa, ieri Silk Road, il fondo che ha affiancato fin dall inizio ChemChina (37%) nell investimento in Pirelli, ha avviato l uscita dall azionariato della Bicocca. Il fondo ha avviato una procedura di collocamento accelerato di 90,2 milioni di azioni, pari al 9% circa del capitale corrispondente all intera partecipazione detenuta dal gruppo degli pneumatici. I soci italiani quindi rafforzano la presa su Pirelli. Camfin ha perfezionato l acquisto del 2,2% del capitale di Pirelli & C. S.p.A. «a completamento - riferisce una nota - di quanto autorizzato dalla delibera del cdA di Camfin comunicata al mercato lo scorso 19 settembre 2023». Tale delibera aveva autorizzato l acquisto di azioni Pirelli fino a un massimo del 5% del capitale di Pirelli e, in forza di essa, a gennaio 2024, Camfin aveva acquistato il 2,8% del capitale sociale di Pirelli. In seguito a tali operazioni la catena di controllo che fa capo a MTP SpA detiene una quota complessiva pari a circa il 22,78% di Pirelli, «rinsaldando così il ruolo di Camfin e MTP SpA quali azionisti stabili e ribadendo la fiducia e l impegno nel sostenere i progetti industriali di Pirelli». Per quanto riguarda la componente nazionale, se si considera anche il patto di consultazione con Brembo, a cui fa capo il 6% di Pirelli, il fronte dei soci italiani sale così al 28,2% del gruppo degli pneumatici. Un pacchetto rotondo, dunque, che fa da contraltare a quel 37% del capitale nelle mani del socio cinese Sinochem che resta orfano dell'asse con Silkroad. Intanto il titolo è crollato in borsa e molti analisti lo leggono come uno degli svantaggi immediati legati alla golden power. L'utilizzo dei poteri speciali nella fase di transizione porta immediatamente degli svantaggi. I vantaggi, invece, sono difficilmente percepibili subito, in quanto sono a livello di 'sistema Paese' e di lungo periodo. Approfondiamo il tema con Marigia Mangano, Il Sole 24 Ore.

    Calano i prezzi dell'energia e si pensa allo stop al gas russo via Kiev: possiamo stare tranquilli?

    Ad aprile i prezzi alla produzione dell'industria registrano il sesto calo consecutivo (-0,9% su base mensile e -5,9% su base annua), ma si attenua rispetto al mese precedente (-9,6% a marzo). Lo rende noto Istat, spiegando che a contribuire sono ancora principalmente i ribassi dei prezzi di fornitura di energia elettrica e gas sul mercato interno. Nel frattempo, la commissaria europea per l'Energia, Kadri Simson, arrivando al Consiglio dei ministri Ue dell'energia a Bruxelles ha spiegato che: "L'Unione europea è preparata alla scadenza alla fine dell'anno dell'accordo trilaterale sul transito del gas russo attraverso l'Ucraina. Abbiamo trovato rotte di approvvigionamento alternative e non c'è necessità da parte nostra di chiedere all'Ucraina di rilanciare qualunque tipo di dialogo con le compagnie energetiche russe". Il contratto con Mosca per il transito del gas via Kiev, che interessa ancora gli approvvigionamenti di Italia, Slovacchia, Austria e, in misura minore, Ungheria. Nel 2023 l'accordo quinquennale siglato nel 2019 ha pompato verso il Continente circa 14 miliardi di metri cubi di gas. Intanto si è ridotto il deficit energetico dell'Italia verso i paesi extra Ue e ad aprile 2024 le rinnovabili hanno coperto il fabbisogno di elettricità con una quota del 51,2% (contro il 36% del 2023). Senza il gas russo, possiamo stare tranquilli in futuro? Ne parliamo con Sara Deganello, Il Sole 24 Ore.

  • Lufthansa e il ministero dell'Economia hanno proposto nuovi sacrifici alla Ue per salvare l'accordo di vendita della compagnia italiana al vettore tedesco. Nel carteggio senza fine tra Roma, Francoforte e Bruxelles è partita una nuova lettera con ulteriori tagli di voli e di rotte per placare la fermezza della commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager. Il problema di Linate. Il capitolo più caldo del confronto con l'Antitrust comunitario riguarda i voli per l'Europa da Milano Linate. Nell'ultimo pacchetto di remedy offer , cioè l'offerta di sacrifici, Lufthansa in quanto compratore e il Mef quale venditore - confermano fonti autorevoli che conoscono il dossier - si dichiarano disposti a sacrificare almeno 15-17 coppie giornaliere di slot detenuti da Ita nello scalo milanese, cioè a 15-17 coppie di finestre orarie che danno diritto a fare 15-17 atterraggi e altrettanti decolli, ovvero da 30 a 34 movimenti aerei. Il Mef non ha fatto dichiarazioni ufficiali. Il taglio è pari al 10% dei movimenti aerei giornalieri. In precedenza Lufthansa insieme al Mef aveva messo sul tavolo del negoziato una riduzione di 11 coppie di slot di Ita, che danno diritto a 11 atterraggi e altrettanti decolli, ovvero 22 movimenti aerei, corrispondenti a 11 frequenze giornaliere dallo scalo milanese. Si tratta quindi di un aumento del 50% dei sacrifici offerti, pari a una quota di circa il 10% dei movimenti aerei giornalieri massimi consentiti a Linate. Il traffico nello scalo è contingentato e non si possono fare più di 18 movimenti ogni ora. I sacrifici a Fiumicino. Alcuni sacrifici sono previsti anche a Roma Fiumicino. Secondo indiscrezioni Lufthansa e Mef rinuncerebbero a una decina di coppie di slot nel principale scalo italiano. A Roma non c è un problema di congestione di traffico come a Linate, ma verrebbero eliminati gli slot in sovrapposizione tra le due compagnie. I voli per Germania, Austria, Svizzera e Belgio. Lo spazio che si libererebbe con la rinuncia a questi slot servirebbe ad aprire a concorrenti le rotte tra l'Italia e l'Europa centrale, in particolare da Linate e da Roma per Germania, Austria, Svizzera e Belgio, cioè i paesi in cui Lufthansa è dominante o direttamente, o attraverso le compagnie controllate Austrian, Swiss, Sn Brussels.

    Ne parliamo con Gianni Dragoni, giornalista Il Sole 24 Ore. 

    Non solo elettrica, anche Toyota apre alla produzione di veicolo alimentati con carburanti alternativi

    Toyota, la più grande casa automobilistica del mondo per volume, ha presentato un nuovo tipo di motori compatti e che possono essere alimentati con carburanti diversi, garantendo standard di emissione più bassi. "Con questi motori, ognuna delle tre aziende punterà a ottimizzare l'integrazione con motori, batterie e altre unità di propulsione elettrica", hanno dichiarato in un comunicato congiunto. Toyota possiede circa un quinto di Subaru e circa il 5% di Mazda. I tre hanno dichiarato che i loro sforzi contribuiranno a decarbonizzare i motori a combustione interna rendendoli compatibili con fonti di carburante alternative come i carburanti elettronici e i biocarburanti.

    Intanto anche Anfia, Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, oggi sulle colonne del Sole (pezzo di Filomena Greco), è tornata a chiedere all'Ue carburanti alternativi. Una pausa "di riflessione" nella regolamentazione europea e un deciso cambio di passo per riaprire la strada allo sviluppo dei motori alimentati con carburanti a basse emissioni. È quello che chiede l'Anfia, l'Associazione delle imprese della filiera italiana dell'automotive, alla futura Commissione europea, attraverso un manifesto diffuso a due settimane di distanza dal voto. «È necessario che la Commissione consenta, in maniera flessibile e competitiva, di continuare a produrre in Europa veicoli che utilizzino carburanti e vettori energetici decarbonizzati» dice il presidente Roberto Vavassori. I prossimi cinque anni saranno cruciali per la tenuta competitiva di un settore che in Italia rappresenta il 5,6% del Pil, fattura oltre 100 miliardi e occupa 230mila addetti. «Al 2035 non basterà avere "zero local emission" ma dovremo pensare a emissioni zero lungo tutta la catena di produzione, inclusa la parte relativa all'energia» aggiunge Vavassori. [...] Sui combustibili alternativi a basse emissioni c'è ancora molto da fare, a cominciare dagli e-fuel, mentre la partita dei biocarburanti è tutta da riaprire a Bruxelles. «Il motore endotermico ha un rendimento basso, l'industria deve lavorare in una direzione duplice: da un lato rendere più efficiente il powertrain "tradizionale", dall'altro prepararsi ad alimentarlo con vettori energetici a bassa impronta carbonica» spiega Vavassori. 

    Ne parliamo con Alberto Annicchiarico - giornalista Il Sole 24 ORE.

    Iliad compie 6 anni dal lancio in Italia

    Iliad Italia compie nella giornata di oggi, 29 Maggio 2024, 6 anni dal debutto sul mercato italiano delle telecomunicazioni, all'epoca solo con il segmento di telefonia mobile, a cui ha fatto seguito negli ultimi anni il lancio di rete fissa e segmento Business. Oggi conta più di 11 milioni di utenti. Per celebrare questo anniversario, iliad ha organizzato un evento unico: un percorso immersivo che ha permesso agli invitati di sperimentare con ironia le pratiche discutibili ancora presenti nel settore delle telecomunicazioni. Un viaggio che li ha condotti poi nel "mondo iliad", dove gli utenti sanno sempre cosa aspettarsi, e dove l Amministratore Delegato Benedetto Levi ha presentato le ultime novità dell operatore. Da sei anni, festeggiamo il nostro compleanno come un occasione per chiederci come possiamo soddisfare sempre di più i nostri utenti, e come rendere tutto il mercato sempre più chiaro e trasparente , ha dichiarato Benedetto Levi, Amministratore Delegato di iliad. Per questo oggi rinnoviamo il nostro impegno a mantenere le nostre promesse, a rimanere fedeli ai nostri valori, per continuare a crescere e a restare vicini ai nostri utenti. Domani presentano i numeri della Trimestrale. 

    Ne parliamo con Benedetto Levi, amministratore delegato Iliad Italia.

  • Domani al via il Salone nautico

    Al via domani il Salone Nautico a Venezia. La quinta edizione, nel segno della sostenibilità e dell'innovazione, si inaugura il 29 maggio e dura fino al 2 giugno ancora una volta nello storico Arsenale, cuore della marineria della Serenissima. È organizzato da Vela spa per conto del Comune di Venezia e grazie alla collaborazione della Marina Militare Italiana. Radio 24 è presente all'interno della Torre di Porta Nuova all'Arsenale. Sono attesi 270 espositori (50 in più rispetto all'anno scorso) che porteranno oltre 300 imbarcazioni, dislocate in un bacino acqueo di 50.000 mq (per una lunghezza complessiva di circa 2,8 chilometri) per oltre 1.100 metri lineari di pontili. I nazionali sono 216 (80% del totale) e tra questi i principali player italiani nonché oltre 50 cantieri ed espositori veneziani, tra i quali numerose eccellenze dell artigianato cantieristico tradizionale della laguna di Venezia. Gli espositori internazionali sono invece 54 (20% del totale), principalmente provenienti da Regno Unito, Croazia, Slovenia, Polonia, Spagna, Francia, Germania, Austria, Svezia, Danimarca, Finlandia. Tra i principali espositori: Ferretti Group, Azimut Benetti, Sanlorenzo, Solaris Yachts, Rizzardi, Pardo, Sessa, Tornado, Absolute, FIM e Wider. FerrettiGroup propone a marchio Custom Line la nuova Navetta 38, che sarà anche l ammiraglia tra le barche a motore, oltre a Infinito 90 che propone un nuovo modo di vivere la barca. Sanlorenzo mette in mostra BlueGame e SD 96 sotto l installazione artistica di Lorenzo Quinn in un bacino che diventa luogo esclusivo. Trenta nuovi cantieri e 15 première mondiali: con questi numeri il Salone Nautico Venezia si conferma una delle realtà espositive più importanti, unico per il suo sguardo rivolto al mercato dell est europeo di cui è ormai riferimento stabile. E Venezia, con questa manifestazione, riafferma il suo ruolo di capitale mondiale della sostenibilità nell anno in cui cadono i 700 anni dalla morte di Marco Polo, che ha per primo esplorato il mercato orientale compiendo una parte del suo viaggio anche via mare. Approfondiamo il tema con Alberto Galassi, amministratore delegato Ferretti group, Massimo Perotti, amministratore delegato Sanlorenzo. E con il Sindaco di Venezia Luigi Brugnaro.

    Pnrr e spending nei Comuni

    Come accade ormai inevitabilmente quando un tema corre al centro del dibattito politico, la battaglia delle parole tende a oscurare le questioni di merito. Questa dinamica, intensificata dalla vigilia elettorale, ha investito in pieno la spending review di Comuni, Città e Province, misurata anche in proporzione alle risorse del Pnrr, come anticipato sul Sole 24 Ore di sabato scorso. Nel tentativo di spegnere il fuoco ieri è intervenuto il vicepremier Matteo Salvini: «Si troverà una soluzione - ha detto il ministro delle Infrastrutture -, non ci saranno tagli». Ipotesi ambiziosa, quella prospettata dal leader della Lega per evitare un altro cortocircuito sulla corsa verso le urne dopo redditometro, Superbonus e Sugar Tax, perché questa spending è prevista dalla manovra, attuata dalla bozza di Dm scritta al Mef guidato dal numero due del Carroccio Giancarlo Giorgetti. Pur non avendo partecipato alla fase di costruzione del meccanismo congegnato al Mef, è diversa la linea seguita dal ministro per il Pnrr Raffaele Fitto che respinge la «polemica surreale» su «presunti tagli alla spesa sociale a partire dagli investimenti» che invece sarebbero «esclusi dalla norma». Ma più che alle obiezioni dei Comuni il titolare del Pnrr ha scelto, fin dalla sua partecipazione domenica al Festival dell Economia di Trento, di ribattere all opposizione, partita all attacco nel fine settimana con la segretaria del Pd Elly Schlein che ha accusato la premier Meloni di essere «la regina dell austerità». Il quadro è complesso. Ma, come sempre, i numeri possono aiutare a fare chiarezza; non prima di aver dato un occhiata alle regole reali in discussione. La spending 2024-28. Tutto nasce dalla bozza di decreto attuativo preparata dal ministero dell'Economia per distribuire fra gli enti i tagli di spesa decisi dall ultima legge di bilancio dopo sette anni di tregua per i bilanci locali. Il conto, che vale quest anno 200 milioni per i Comuni e 50 per Province e Città ma cumula 1,25 miliardi (un miliardo per i Comuni) da qui al 2028, insomma non è nuovo; ed era già stato in autunno al centro di uno scontro con i sindaci che aveva portato ad alleggerire un po le cifre iniziali grazie al recupero, in più anni, di una quota di Covid rimasta inutilizzata dalle amministrazioni locali. Il legame con il Pnrr La novità che ha infiammato la scena è il collegamento fra i tagli e il Pnrr. Sul punto la norma, scritta al comma 533 della legge di bilancio per quest anno(legge 213 del 2023), chiede di distribuire i tagli «in proporzione agli impegni di spesa corrente» indicati nei bilanci di ogni ente, ma «tenuto conto delle risorse del Pnrr» assegnate a ciascuna amministrazione alla fine dello scorso anno. Quel «tenuto conto» si è tradotto nella bozza di decreto in una divisione a metà dei tagli: il 50% distribuito seguendo la spesa, l altro 50% in proporzione ai fondi Pnrr. Le uscite relative a «diritti sociali, politiche sociali e famiglia», è sempre il comma 533 a precisarlo, sono escluse dalla base di calcolo che guida la distribuzione del primo 50% della spending, ma non dai tagli. Ne parliamo con Gianni Trovati, del Sole 24 Ore.

    Approvato il Decreto Salva Casa

    Il decreto Salva Casa è stato approvato venerdì e che consentirà di regolarizzare diversi elementi interni ed esterni degli immobili, ma peseranno le norme regionali e comunali. Finestre, balconi, nicchie, verande, soppalchi. E anche porte, pareti o, addirittura, intere stanze. Tutti elementi sanabili, a determinate condizioni. Che va sottolineato da subito non sarà sempre facile ottenere. Il provvedimento funzionerà per livelli di difformità crescenti e metterà a disposizione strumenti pensati per regolarizzare varie tipologie di lavori. La prima norma da considerare è quella sulle tolleranze costruttive, che agisce per gli interventi effettuati entro il 24 maggio e tollera alcune divergenze (per una percentuale fino al 5%) tra quello che è presente negli immobili e quanto dichiarato in Comune. Grazie a questo meccanismo alcuni elementi saranno automaticamente considerati regolari, come una stanza o un balcone leggermente più grande. Oggi intanto Salvini è tornato sul tema: "Appena" il decreto Salva casa "uscirà in Gazzetta Ufficiale, spero a ore, lavoreremo subito come gruppo Lega agli emendamenti perché ci sono alcuni interventi che io ho già pronti, che i parlamentari hanno già pronti: penso all'altezza dei soffitti, penso alla riduzione della superficie minima per l'abitabilità, l'abitabilità, penso alla norma salva Milano". Approfondiamo il tema con Giuseppe Latour, Il Sole 24 Ore.

  • Parte la quinta edizione (il 30 maggio) di "Imprese Vincenti", il programma di Intesa Sanpaolo per la valorizzazione delle piccole e medie imprese italiane lanciato nel 2019 e che ha finora accompagnato 526 aziende 'vincenti' in percorsi di crescita e sviluppo. Le prime quattro edizioni di Imprese Vincenti hanno riscontrato un ampio successo di adesioni. Complessivamente sono più di 10.000 le imprese autocandidatesi, di cui circa 4.000 nell'ultima edizione. Un risultato che mostra la volontà delle PMI di mettersi in gioco e, nel contempo, l'efficacia del programma di valorizzazione di Intesa Sanpaolo nell'interpretare i bisogni del contesto produttivo. La quinta edizione di Imprese Vincenti punta innanzitutto a valorizzare le imprese sostenibili, ovvero le PMI che hanno fatto propri i criteri ESG  con progetti di crescita e impatto sulle comunità e sui territori in cui operano contribuendo a creare valore per l'economia, a maggiori livelli occupazionali, al benessere delle persone e delle comunità. La Banca sarà partner del progetto di crescita delle imprese selezionate oltre a sostenerle nell'affermazione di una cultura di impresa sostenibile e inclusiva. Un'ulteriore obiettivo del programma di quest'anno sarà quello di dare voce ai territori, facendo emergere a livello locale e nazionale le realtà produttive più significative ed evidenziando le specificità dei distretti e delle filiere. Realtà produttive che rappresentano l'italianità nel mondo, che Intesa Sanpaolo si impegna a sostenere riconoscendone il ruolo di veicolo di affermazione del Made in Italy. Le Imprese Vincenti selezionate verranno quindi accompagnate in un percorso virtuoso in cui la Banca e i partner di progetto forniranno con continuità supporto, finalizzato alla crescita. Infine, la novità di quest'anno è la valenza internazionale del programma. Grazie alla sinergia con la Divisione International Subsidiary Banks di Intesa Sanpaolo, le imprese estere selezionate che operano nelle geografie della Divisione stessa verranno invitate a partecipare ad un evento loro dedicato. L'obiettivo è individuare eccellenze internazionali, nei mercati di riferimento dell'economia italiana, per creare confronti e sinergie tra modelli di business, favorendo la collaborazione e l'incremento delle opportunità di scambio commerciale tra l'Italia e il resto del Mondo. Un modo per valorizzare la capacità di import-export e internazionalizzazione con le imprese vincenti italiane, elemento cruciale per la loro crescita. Imprese Vincenti offrirà infine strumenti di crescita alle PMI già focalizzate o che stanno investendo verso obiettivi sinergici a quelli indicati dal PNRR, in linea con gli impulsi di rilancio dell'economia italiana, grazie all'innovazione e alla digitalizzazione. A tal fine la nuova edizione del programma vedrà il coinvolgimento di nuovi partner e la partecipazione agli eventi di Università e Centri Nazionali di Ricerca, con oltre 20 università e Spoke su tutto il territorio nazionale che avranno un ruolo attivo nel confronto con le imprese e che avviare possibili collaborazioni con le aziende.

    Ne parliamo con Stefano Barrese, responsabile Divisione Banca dei Territori Intesa Sanpaolo.

    Negli Usa il prezzo del Big Mac sta mettendo nei guai Biden

    Più che la politica estera e l'andamento, molto buono dell'economia, a influenzare le opinioni di voto della classe media americana è l'aumento dei prezzi della benzina e del cibo nei fast food, cresciuto del 5,2%. La percezione dei cittadini, in questi mesi, sembra orientata al pessimismo. E si tratta di un fattore che potrebbe rivelarsi decisivo nelle elezioni presidenziali di novembre. Secondo il Consumer Price Index, l'indice dei prezzi al consumo, mentre la spesa media per mangiare a casa è cresciuto, tra il dicembre 2022 e il dicembre dell'anno scorso, dell'1,3%, quello per il fast food è cresciuto del 5,2. McDonald's, il tempio americano del cibo a buon mercato, è stato criticato per i suoi prezzi. In alcuni store il Big Mac costa 18 dollari, prezzo esagerato per chi era abituato a fare il pieno con pochi bigliettoni verdi. Ma anche altre catene, come Kfc, Taco Bell e Pizza Hut hanno alzato i prezzi. E lo stesso vale per i franchising di cibo messicano. Negli ultimi cinque anni gli incrementi complessivi sono stati quasi del 28%, ben sopra l'inflazione. Non è un dettaglio nella corsa alla Casa Bianca. Due elementi incidono sul voto degli americani più della politica estera, che nell'80% del Paese, quella rurale, interessa zero: quanto costa il pieno di gasolio e quanto una box con panino, patatine e soda. Se un hamburger carne, formaggio e cipolla è rincarato del 31%, mentre la paga oraria si aggira sul 25%, per i democratici è un problema. Un sondaggio dello scorso marzo di Pew Research mostra che circa tre americani su dieci (28%) attualmente valutano le condizioni economiche nazionali come eccellenti o buone, mentre una quota simile (31%) afferma che sono cattive e circa quattro su dieci (41%) le considerano solo discrete. A gennaio 2020, all'inizio dell'ultimo anno dell'amministrazione Trump, ben il 57% degli americani considerava la situazione economica eccellente o buona.

    Lo scollamento tra realtà e percezione è stato da alcuni battezzato vibecession, o recessione nelle vibes, cioè nelle sensazioni della gente. John Burn-Murdoch mostra che un ampio divario tra come le persone dicono di sentirsi riguardo all'economia e gli indicatori di come l'economia sta effettivamente andando è un fenomeno specifico agli Stati Uniti. Come si spiega lo scollamento? Una possibilità è che, sebbene l'inflazione abbia effettivamente rallentato, ci voglia un po di tempo perché le persone percepiscano concretamente questo cambiamento. 

    Ne parliamo con Alessandro Plateroti, direttore Newsmondo.it.

    Approvato il Decreto Salva Casa

    Il decreto Salva Casa è stato approvato venerdì e che consentirà di regolarizzare diversi elementi interni ed esterni degli immobili, ma peseranno le norme regionali e comunali. Finestre, balconi, nicchie, verande, soppalchi. E anche porte, pareti o, addirittura, intere stanze. Tutti elementi sanabili, a determinate condizioni. Che va sottolineato da subito non sarà sempre facile ottenere.  Il decreto approvato su proposta del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, e adesso atteso alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, dopo mesi di discussioni, è soprattutto una manovra pensata per agevolare la regolarizzazione di tutti quegli elementi che oggi rappresentano un problema quando è necessario andare a verificare la piena legittimità delle nostre case, ad esempio durante una vendita o nelle ristrutturazioni, quando venga presentato un titolo edilizio in Comune o venga richiesto un bonus fiscale. Il provvedimento funzionerà per livelli di difformità crescenti e metterà a disposizione strumenti pensati per regolarizzare varie tipologie di lavori. La prima norma da considerare è quella sulle tolleranze costruttive, che agisce per gli interventi effettuati entro il 24 maggio e tollera alcune divergenze (per una percentuale fino al 5%) tra quello che è presente negli immobili e quanto dichiarato in Comune. Grazie a questo meccanismo alcuni elementi saranno automaticamente considerati regolari, come una stanza o un balcone leggermente più grande.

    Ne parliamo con Giuseppe Latour, giornalista Sole24Ore.

  • «Questa settimana il G7 discuterà della stabilità finanziaria, delle politiche macroeconomiche e su come evitare che le questioni geopolitiche facciano deragliare la crescita economica. Gli Usa cercheranno di raggiungere progressi su tre aree prioritarie: sviluppo sostenibile, conflitti in corso e sovraccapacità industriale della Cina». Lo ha detto il segretario al Tesoro Usa Janet Yellen prima del summit dei ministri delle finanze e dei governatori delle Banche centrali del G7 al via domani a Stresa. I ministri delle finanze del G7 riuniti fino a sabato nella cittadina piemontese affacciata sul Lago Maggiore discuteranno anche delle loro preoccupazioni riguardo all'eccessiva capacità industriale della Cina e delle potenziali risposte da opporre a Pechino. «Questa settimana sarà un'opportunità chiave per discutere di come gli squilibri macroeconomici della Cina e l'eccessiva capacità industriale possano influenzare le nostre economie», ha detto Yellen. «Discuteremo anche delle nostre risposte e degli approcci che stiamo adottando per parlare di queste preoccupazioni direttamente con la Cina». Yellen ha chiesto all'inizio di questa settimana che gli Stati Uniti e l'Europa rispondano all'eccessivo investimento della Cina in veicoli elettrici, prodotti solari, semiconduttori, acciaio e altri settori chiave in modo «strategico e unito» per mantenere i produttori competitivi su entrambi i lati dell'Atlantico. Una guerra commerciale è sempre più dietro l'angolo, oggi infatti la Cina ha dichiarato che imporrà sanzioni a un certo numero di aziende della difesa statunitensi e a diversi dirigenti in risposta alla "coercizione economica" di Washington contro le aziende cinesi accusate di sostenere lo sforzo bellico russo.

    Ne parliamo con Marco Magnani, Professore International Economics in Università Cattolica e LUISS Guido Carli, Giuliano Noci, Professore ordinario in Ingegneria Economico-Gestionale, insegna Strategia & Marketing presso il Politecnico di Milano. Dal 2011 è Prorettore del Polo territoriale cinese dell'Ateneo milanese. Franco Bernabè, Presidente di Techvisory, è stato al vertice di importanti aziende italiane e internazionali tra cui Eni e Telecom. Dopo il commissariamento di Acciaierie di Italia ha lasciato l'ex Ilva.

    Tra guerre reali e commerciali, sta finendo la globalizzazioni

    Con le tensioni che oggi riguardano Taiwan, patria dei chip, si torna a temere l'apertura di un ennesimo fronte dopo quello mediorientale e ucraino.

    Nel mentre le guerra commerciale tra Cina e Occidente diventa sempre più realtà e c'è chi parla di una nuova rivoluzione industriale: "La prossima rivoluzione industriale è iniziata. L'intelligenza artificiale porterà significativi guadagni di produttività in quasi ogni industria e aiuterà le aziende a essere più efficienti in termini di costi ed energia", afferma il fondatore e amministratore delegato di Nvidia Jensen Huang, descrivendo al sua società come "posizionata per la prossima ondata di crescita".

    Ne parliamo con Giulio Sapelli, Professore Università Statale Milano, Sebastiano Maffettone, Professore Università Luiss Guido Carli.

  • Nell'area Ue+Efta+Uk le immatricolazioni di auto elettriche sono aumentate del 14,4% a 144.656 unità. Unica tipologia di motorizzazione in calo è stata quella diesel (-0,8% a 124.943 unità), mentre la migliore performance è stata messa a segno dalle auto ibride (+29,1% a 318.854 unità). Si tratta a tutti gli effetti, però, solo di un rimbalzo: se nel 2023 nel periodo gennaio-novembre ha visto le auto elettriche raggiungere il 14,2% di quota di mercato e consolidare il sorpasso sul diesel (al 12,2% di market share), in questo mese le elettriche sono scese all'11,9%. Quindi i consumatori europei sono ancora molto dubbiosi su questa motorizzazione. A complicare l'aumento dell'elettrico nel Vecchio continente potrebbe presto arrivare anche una vera e propria guerra commerciale. Dalla Cina infatti segnali di reazione alle mosse Usa sui dazi, ma a risentirne sono soprattutto i titoli di big europee come Porsche, Bmw -1,39% e Mercedes-Benz Group -1,16%. Un esperto dell'ente governativo di ricerca sul settore automobilistico ha dichiarato al quotidiano cinese Global Times che la Cina dovrebbe aumentare i dazi sulle importazioni di auto premium alimentate a benzina, fino al 25%, dato che il Paese si trova ad affrontare un forte aumento dei dazi statunitensi (fino al 102,5%) sulle importazioni di auto e forse ulteriori dazi per entrare nell'Unione Europea. Anche se proprio ieri la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen si è espressa in modo molto prudente, in merito. Incidono ovviamente i forti dubbi tedeschi. Nelle ultime settimane si sono moltiplicate le prese di posizioni dell'industria dell'auto soprattutto tedesca e di esponenti politici, sempre tedeschi (a cominciare dal cancelliere Olaf Scholz), che indicano la necessità di non perseguire una risposta commerciale colpo su colpo verso Pechino. L'industria tedesca dell'Auto basa un terzo circa del suo business sul mercato cinese. La Francia è, invece, dichiaratamente a favore di una stretta. Anche i paesi interessati agli investimenti cinesi nel proprio territorio temono ritorsioni commerciali da parte di Pechino. Esemplare il caso ungherese. Qui i leader mondiali delle batterie per auto, CATL, e delle auto elettriche (includendo veicoli a batteria e ibridi plug-in), BYD, stanno realizzando importanti impianti di produzione. Per CATL si tratta di un investimento da oltre 7 miliardi di euro, per la più grande gigafactory europea (100 GWh). Ne parliamo con Alberto Annicchiarico, Il Sole 24 Ore.

    Corepla, riflessioni sull'evoluzione del packaging

    Oggi nella sede della Pontificia Accademia delle Scienze e della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali (Casina Pio IV) di Città del Vaticano, Corepla ha organizzato l'evento "Dalla Laudato Sì al futuro della Casa Comune, riflessioni tra Scienza ed Etica sull'evoluzione del packaging". Tra i protagonisti presenti, il presidente di Corepla Giovanni Cassuti, il Cardinale P. Turkson, Lara Ponti in veste di imprenditrice (proprio il giorno successivo sarà nominata vicepresidente Confindustria con delega alla sostenibilità). Corepla, il Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli imballaggi in plastica ha raggiunto degli eccellenti risultati dal 1997 ad oggi, sensibilizzando concretamente i cittadini verso la cultura circolare, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica.  Oggi il Consorzio è all apice di una grande filiera di imprese consorziate (quasi 2.500 imprese tra produttori, trasformatori, auto-produttori e riciclatori-recuperatori) e di un sistema che svolge un ruolo economico e sociale prezioso per il nostro Paese. E fa parte di un sistema molto virtuoso che permette all'Italia è leader nella Ue nell'economia circolare. Nel 2022 ha riciclato l'83,4% della totalità dei rifiuti (urbani e speciali). Un tasso di riciclo di oltre 30 punti sopra la media della Ue (52,6%) e ben superiore a tutti gli altri grandi Paesi europei, come Francia (64,4%), Germania (70%), Spagna (59,8%). Un risultato che però, secondo l'associazione, potrebbe essere messo in pericolo dalle nuove iniziative legislative europee. Ne parliamo con Giovanni Cassuti, Presidente di Corepla.

    Intelligenza Artificiale, approvato l'IA Act. In Italia però aumentano i timori occupazionali

    Via libera definitivo all'unanimità del Consiglio Ue all'AI Act, la legge europea sull'intelligenza artificiale che disciplina lo sviluppo, l'immissione sul mercato e l'uso dei sistemi di IA in Ue. La legge, la prima al mondo in materia detta una serie di obblighi a fornitori e sviluppatori di sistemi di IA in base ai diversi livelli di rischio identificati. Le nuove regole saranno applicabili a due anni dall'entrata in vigore, con l'eccezione dei divieti, che scatteranno dopo sei mesi, dei controlli sui sistemi di IA per finalità generali, compresa la governance (12 mesi) e degli obblighi per i sistemi ad alto rischio (36 mesi). Intanto aumentano i timori per l'impatto occupazionale dell'Intelligenza artificiale. Il settore pubblico, ad esempio, è fortemente impattato dall'adozione dell'IA.  Il 57% dei 3,2 milioni di dipendenti pubblici italiani è altamente "esposto" all'impatto dell'IA nella propria attività, ovvero sarà interessato da una forte interazione tra le mansioni svolte e quelle che gli algoritmi sono in grado di svolgere. Si tratta di ben 1,8 milioni di persone, in particolare dirigenti, ruoli direttivi, tecnici, ricercatori, insegnanti, legali, architetti, ingegneri, professionisti sanitari e assistenti amministrativi. Questa interazione potrà tradursi in un arricchimento delle attività grazie all'apporto dell'IA, oppure in una sostituzione dei lavoratori, in particolare questo rischio riguarda il 12% della platea, ovvero ben 218mila dipendenti pubblici 'vulnerabili' appartenenti alle professioni meno specializzate, caratterizzate da compiti ripetitivi e prevedibili che potrebbero essere facilmente svolti dall'intelligenza artificiale. Sono alcuni risultati della ricerca "L'impatto dell'intelligenza artificiale sul pubblico impiego" presentata questa mattina da Fpa, società del gruppo Digital360, in apertura di Forum Pa 2024 a Roma. Approfondiamo il tema con Gianni Dominici, Amministratore Delegato di Forum PA.

  • Approvato il nuovo decreto ministeriale sul redditometro che troverà applicazione a decorrere dagli avvisi di accertamento relativi al 2016 (in generale, il 2018, tenendo conto delle decadenze maturate nel frattempo). Con il Dm del 7 maggio 2024, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, è stato riattivato lo strumento accertativo in esame, dopo la sospensione disposta con l'articolo 10 del Dl 87/2018. Con quest'ultima norma è stato abrogato il precedente Dm 16 settembre 2015, con effetto dagli accertamenti riferiti al periodo d'imposta 2016. Nel contempo, si è stabilito che il futuro decreto avrebbe dovuto essere fondato su di una metodologia elaborata con l'ausilio dell'Istat e delle associazioni dei consumatori. Sul ritorno del redditometro si registrano posizioni divergenti all'interno della maggioranza, in particolare tra Fratelli d'Italia da una parte e Forza Italia e Lega dall'altra. Nello specifico la Lega ha preso le distanze dalla soluzione concepita sotto la regia di Fdi. «Mi sembra di capire che sia un provvedimento fatto dal viceministro Leo quindi chiedete a Fdi», ha detto il capogruppo della Lega in Senato, Massimiliano Romeo, in merito alla misura sul redditometro. «La trovo solo un po' strana come proposta, perché noi del centrodestra siamo stati sempre stati critici su questi strumenti», ha aggiunto il senatore. Intanto arriva il chiarimento del viceministro dell'Economia, Maurizio Leo: Il centrodestra è sempre stato contrario al meccanismo del redditometro introdotto nel 2015 dal governo Renzi. Il decreto ministeriale pubblicato in questi giorni in Gazzetta mette finalmente dei limiti al potere discrezionale dell'Amministrazione finanziaria di attuare l'accertamento sintetico, ovvero la possibilità del Fisco di contestare al contribuente incongruenze fra acquisti, tenore di vita e reddito dichiarato. Potere previsto dall'ordinamento tributario fin dal 1973 . Nel dettaglio spiega, con il nostro decreto, siamo intervenuti per correggere una stortura che si è creata nel 2018, quando il governo Conte 1 ha abolito il D.M. 16 settembre 2015, il cosiddetto redditometro, del governo Renzi e aveva contestualmente stabilito che si dovesse emanare un nuovo decreto con dei paletti precisi a garanzia del contribuente, in modo da limitare al minimo il contenuto induttivo dell'accertamento, e privilegiando sempre il dato puntuale a garanzia del contribuente . 

    Ne parliamo con Giovanni Parente, Sole 24 Ore.

    Nuovi record, Wall Street e oro ai massimi 

    La spinta dei dati statunitensi su inflazione e vendite al dettaglio hanno spedito Wall Street e Nasdaq sui massimi storici per la prima volta da marzo. Ma, allargando lo sguardo, si può dire che i listini statunitensi siano arrivati per ultimi sulla vetta. Perché mercoledì erano ben 18 le Borse o indici sui massimi storici in tutto il mondo: dall'Europa (Parigi, Francoforte e Londra, ma anche Amsterdam, Budapest, Copenhagen e Oslo) fino all'Asia (Karachi e Taiwan), dal Sud America (Cile) fino all'Africa (Zambia e Tunisia). E se si considerano le Borse che i record li hanno aggiornati nei giorni scorsi si trovavano poco sotto (dal Canada all'Argentina), il conteggio degli indici sui massimi sale a 22. E se si aggiungono le Borse sui massimi da tanti anni, come quella di Milano che ha superato i 35mila punti e viaggia al top dal maggio 2008, non si può trarre che una conclusione: l'euforia sui mercati finanziari è al massimo. Oltre a Wall Street, anche l'oro ha raggiunto i massimi, arrivando a 2.450 dollari l'oncia.

    Ne parliamo con Alessandro Plateroti, Direttore Newsmondo.it.

    Intelligenza Artificiale, approvato l'IA Act. In Italia però aumentano i timori occupazionali

    Via libera definitivo all'unanimità del Consiglio Ue all'AI Act, la legge europea sull'intelligenza artificiale che disciplina lo sviluppo, l'immissione sul mercato e l'uso dei sistemi di IA in Ue. La legge, la prima al mondo in materia detta una serie di obblighi a fornitori e sviluppatori di sistemi di IA in base ai diversi livelli di rischio identificati. Le nuove regole saranno applicabili a due anni dall'entrata in vigore, con l'eccezione dei divieti, che scatteranno dopo sei mesi, dei controlli sui sistemi di IA per finalità generali, compresa la governance (12 mesi) e degli obblighi per i sistemi ad alto rischio (36 mesi). Intanto aumentano i timori per l'impatto occupazionale dell'Intelligenza artificiale. Il settore pubblico, ad esempio, è fortemente impattato dall'adozione dell'IA. Il 57% dei 3,2 milioni di dipendenti pubblici italiani è altamente "esposto" all'impatto dell'IA nella propria attività, ovvero sarà interessato da una forte interazione tra le mansioni svolte e quelle che gli algoritmi sono in grado di svolgere. Si tratta di ben 1,8 milioni di persone, in particolare dirigenti, ruoli direttivi, tecnici, ricercatori, insegnanti, legali, architetti, ingegneri, professionisti sanitari e assistenti amministrativi. Questa interazione potrà tradursi in un arricchimento delle attività grazie all'apporto dell'IA, oppure in una sostituzione dei lavoratori, in particolare questo rischio riguarda il 12% della platea, ovvero ben 218mila dipendenti pubblici 'vulnerabili' appartenenti alle professioni meno specializzate, caratterizzate da compiti ripetitivi e prevedibili che potrebbero essere facilmente svolti dall'intelligenza artificiale. Sono alcuni risultati della ricerca "L'impatto dell'intelligenza artificiale sul pubblico impiego" presentata questa mattina da Fpa, società del gruppo Digital360, in apertura di Forum Pa 2024 a Roma. 

    Ne parliamo con Gianni Dominici, Amministratore Delegato di Forum PA.

  • Il Centro Studi Guglielmo Tagliacarne ha stilato venerdì la classifica delle province italiane con la maggiore propensione al risparmio. I biellesi si posizionano al primo posto con una propensione al risparmio del 15,4% del proprio reddito disponibile nel 2022. Seguono gli abitanti di Vercelli (13,8%) e Asti (13,1%). Mentre sul fronte opposto, a Ragusa, Crotone e Siracusa le famiglie riescono a mettere da parte solo il 4,6% del loro reddito. Bisogna scorrere fino all'undicesimo posto occupato da Genova, per trovare la prima Città metropolitana per propensione a risparmiare, seguita in dodicesima posizione da Milano. Roma, invece, si colloca in 60esima posizione, per quanto in recupero di quattro posizioni rispetto al 2019. Napoli è al 78esimo posto. Ma guardando alla classifica del risparmio delle famiglie in valori assoluti, Milano è in cima, rincorsa da Roma e Torino. Nel complesso, al Nord ovest la popolazione mostra una maggiore capacità di risparmio (10,8%), contro una media nazionale dell'8,4%, con picchi dell'11,1% in Piemonte, tallonato dalla Lombardia (10,8%) e dall'Emilia Romagna(10,1%), che scalza la Liguria scivolata in quarta posizione rispetto al 2019. A fare più fatica ad accantonare un piccolo gruzzoletto per il futuro sono, invece, i residenti nel Mezzogiorno, anche a motivo delle minori entrate, e nelle città metropolitane dove probabilmente pesa il maggiore costo della vita. Anche Istat, lo scorso mercoledì, ha certificato che tra il 2019 e il 2023, il reddito disponibile delle famiglie a prezzi correnti è cresciuto del 13,5%. A prezzi costanti è, invece, diminuito dell'1,0% rispetto al 2019. Il mantenimento del volume dei consumi nonostante la riduzione del potere d'acquisto ha comportato una riduzione della propensione al risparmio fino al 6,3% del 2023, contro l'8,1% del 2019 e il picco raggiunto nel 2020 nel primo anno della pandemia.
    Ne parliamo con Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne.

    Industria, fatturato verso quota 1160 miliardi. Superato il livello del 2019

    Il fatturato dell'industria italiana dovrebbe stabilizzarsi sui 1160 miliardi di euro a fine anno, a prezzi correnti, con un incremento di 250 miliardi rispetto al 2019, a chiusura di un ciclo post-Covid da record. E' quanto emerge dal rapporto sui settori industriali realizzazione dalla direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo e da Prometeia. A prezzi costanti, le attese per il 2024 sono di moderato rimbalzo (+0,6%), che consentirà di recuperare solo in parte quanto perso nel corso del 2023 (-2,1%). Dopo una prima parte dell'anno ancora debole, infatti, in linea con quella che è stata la tendenza prevalente nel 2023, ci attendiamo un secondo semestre di maggior dinamismo, grazie all impatto positivo che il rientro dell'inflazione avrà sulla domanda interna e internazionale, e al conseguente ribasso dei tassi d interesse. L'indice Istat, che sintetizza il clima di fiducia delle imprese manifatturiere italiane, resta in territorio negativo ma è in costante ripresa dai minimi di novembre 2023.
    Ne parliamo con Gregorio De Felice, capo economista e responsabile Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.

  • La classifica del risparmio in Italia: i biellesi primi, milanesi dodicesimi, romani sessantesimi

    Il Centro Studi Guglielmo Tagliacarne ha stilato la classifica delle province italiane con la maggiore propensione al risparmio. I biellesi si posizionano al primo posto con una propensione al risparmio del 15,4% del proprio reddito disponibile nel 2022. Seguono gli abitanti di Vercelli (13,8%) e Asti (13,1%). Mentre sul fronte opposto, a Ragusa, Crotone e Siracusa le famiglie riescono a mettere da parte solo il 4,6% del loro reddito. Bisogna scorrere fino all'undicesimo posto occupato da Genova, per trovare la prima Città metropolitana per propensione a risparmiare, seguita in dodicesima posizione da Milano. Roma, invece, si colloca in 60esima posizione, per quanto in recupero di quattro posizioni rispetto al 2019. Napoli è al 78esimo posto. Ma guardando alla classifica del risparmio delle famiglie in valori assoluti, Milano è in cima, rincorsa da Roma e Torino. Nel complesso, al Nord ovest la popolazione mostra una maggiore capacità di risparmio (10,8%), contro una media nazionale dell'8,4%, con picchi dell'11,1% in Piemonte, tallonato dalla Lombardia (10,8%) e dall'Emilia Romagna(10,1%), che scalza la Liguria scivolata in quarta posizione rispetto al 2019. A fare più fatica ad accantonare un piccolo gruzzoletto per il futuro sono, invece, i residenti nel Mezzogiorno, anche a motivo delle minori entrate, e nelle città metropolitane dove probabilmente pesa il maggiore costo della vita. La geografia del risparmio conferma dunque le distanze tra il Settentrione e il Meridione, frutto in primo luogo della diversa entità del reddito disponibile. Nelle prime 20 posizioni della classifica provinciale della propensione al risparmio degli italiani ben 19 sono del Nord. Mentre sul fronte opposto ben 18 province del Sud occupano le ultime 20 posizioni della graduatoria. Tuttavia, nel Mezzogiorno ben 16 province registrano un recupero di posizioni nel ranking per propensione al risparmio rispetto al 2019, tra cui spiccano i casi di Bari e di Matera, entrambe con un recupero di sette posizioni. Dall'indagine emerge che è nella provincia minore che si registra la maggiore propensione al risparmio, così nelle prime dieci posizioni della relativa graduatoria troviamo Biella, Vercelli, Asti, Modena, Varese, Alessandria, Pavia, Novara, Piacenza, Cremona, vale a dire province che nella maggioranza dei casi non superano i 400.000 abitanti. Anche Istat, lo scorso mercoledì, ha certificato che tra il 2019 e il 2023, il reddito disponibile delle famiglie a prezzi correnti è cresciuto del 13,5%. A prezzi costanti è, invece, diminuito dell'1,0% rispetto al 2019. Il mantenimento del volume dei consumi nonostante la riduzione del potere d'acquisto ha comportato una riduzione della propensione al risparmio fino al 6,3% del 2023, contro l'8,1% del 2019 e il picco raggiunto nel 2020 nel primo anno della pandemia.
    Ne parliamo con Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne.

  • L'Istat rivede al ribasso stime inflazione di aprile. Nel mese scorso si stima che l indice nazionale dei prezzi al consumo per l intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, aumenti dello 0,1% su base mensile e dello 0,8% su base annua (da +1,2% del mese precedente); la stima preliminare era +0,9%. Ad aprile l inflazione torna a dunque scendere, riportandosi allo stesso livello di gennaio e febbraio (+0,8%). La lieve decelerazione risente perlopiù della dinamica tendenziale dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (-13,9% da -10,3% di marzo) e dei Servizi relativi ai trasporti (+2,7% da +4,5%). In leggero rallentamento risultano anche i prezzi dei Beni alimentari (+2,4% da +2,7%). Di contro, i prezzi dei Beni energetici regolamentati, nonostante il sensibile calo su base congiunturale (-10,1%), mostrano un profilo tendenziale in netta risalita (-1,3% da -13,8%). Continua a scendere, anche ad aprile, il ritmo di crescita su base annua dei prezzi del carrello della spesa (+2,3% da +2,6%), mentre l inflazione di fondo si attesta al +2,1% (da +2,3%).  L'inflazione acquisita per il 2024 è pari a +0,6% per l indice generale e a +1,6% per la componente di fondo. Intanto sempre l'Istat ieri ha ricordato che tra il 2014 e il 2023, la spesa equivalente delle famiglie è cresciuta in termini nominali del 14% ma se si depura dalla crescita dei prezzi è diminuita del 5,8%. Lo rileva l'Istat nel suo Rapporto annuale sottolineando che l'impoverimento è stato generalizzato ma, che "il calo è stato più forte per le famiglie dei ceti bassi e medio-bassi, appartenenti al primo e al secondo quinto della distribuzione" con una riduzione rispettivamente del volume degli acquisti dell'8,8% e dell'8,1%. Le famiglie del ceto medio e medio-alto, appartenenti al terzo e quarto quinto, hanno diminuito le loro spese reali in maniera più significativa rispetto alla media nazionale (-6,3% il terzo e -7,3% il quarto) mentre le famiglie più abbienti, appartenenti all'ultimo quinto, hanno contenuto le proprie perdite con un -3,2%. Sempre l'istituto ricorda che l'occupazione cresce, soprattutto nella componente a tempo indeterminato. Ma, purtroppo, è in salita anche il lavoro povero; le retribuzioni perdono terreno; e la produttività del lavoro continua a ristagnare. È questa in sintesi la fotografia sul lavoro scattata dall Istat, ieri, nel suo rapporto annuale. Partiamo dagli occupati. Nel biennio 2022-2023 il loro numero è cresciuto a ritmi sostenuti: +1,8 per cento in entrambi gli anni (a fronte di una crescita del Pil molto più contenuta). A trainare sono i servizi e le costruzioni, spinte, queste ultime, dai generosi bonus edilizi introdotti (in questo settore, l occupazione è aumentata del 16,2%, contribuendo per un punto percentuale alla crescita complessiva). Il tasso di occupazione nel 2023 si è attestato al 61,5%, guadagnando due punti rispetto al 2019 (in Germania siamo però 15,9 punti in più); l incidenza del lavoro a termine (sul totale dei dipendenti) è diminuita di 0,9 punti (sul 2019), mentre è salita la quota di occupati part-time (17,6% del totale). Per le donne l incidenza del part-time è quattro volte superiore a quella degli uomini (rispettivamente 31,4 e 7,4%). Larga parte del lavoro part-time è involontario: il 54,8% dei lavoratori a tempo parziale infatti vorrebbe lavorare di più.
    Complice anche l impennata inflattiva, emerge la questione salariale. Nel 2022 erano 4,4 milioni i dipendenti privati che si collocavano nella fascia a bassa retribuzione annuale (sotto la soglia del 60% del valore mediano): giovani, donne e stranieri sono i più penalizzati. Non solo. Tra il 2013 e il 2023 il potere d acquisto delle retribuzioni lorde in Italia è diminuito del 4,5% mentre nelle altre maggiori economie dell Ue27 è cresciuto a tassi compresi tra l 1,1% della Francia e il 5,7% della Germania. Secondo i dati dell Indagine sul reddito e le condizioni di vita (Eu-Silc) nel 2022 la quota di occupati a rischio di povertà in Italia è all 11,5% mentre nell Ue27 è l 8,5% del totale. Nel 2023 l incidenza di povertà assoluta in Italia è pari all 8,5% tra le famiglie e al 9,8% tra gli individui. Si raggiungono livelli mai toccati negli ultimi 10 anni, per un totale di 2 milioni 235mila famiglie e di 5 milioni 752mila individui in povertà. E il reddito da lavoro rischia di non essere più un argine al disagio economico: nei 10 anni infatti l incidenza di povertà individuale tra gli occupati ha avuto un incremento di 2,7 punti, passando dal 4,9% nel 2014, al 5,3% nel 2019 fino al 7,6% nel 2023. Su occupazione (e crescita) pesa poi sempre la produttività del lavoro che rimane stagnante. In volume, il Pil per ora lavorata in Italia è cresciuto di solo l 1,3% tra 2007 e 2023, contro il 3,6% in Francia, il 10,5% in Germania e il 15,2% in Spagna.
    Ne parliamo con Francesco Seghezzi, direttore fondazione ADAPT, centro studi su lavoro e occupazione fondato da Marco Biagi e Massimo Baldini, docente di Scienza delle Finanze presso l'Università di Modena e Reggio Emilia.

    Alluvione in Romagna, un anno dopo. Il 42,5% delle imprese è ripartito senza ristori

    Tra il 3 e il 17 maggio 2023, l'alluvione in Romagna ha causato l'esondazione di 23 fiumi, l'innesco di 80mila frane, con 17 vittime, 36mila persone evacuate, migliaia di case e fabbriche allagate e 8,5 miliardi di euro di danni certificati dall'Ue (5 nel pubblico, 3,5 nel privato). L'86% delle industrie romagnole ha già ripreso a lavorare a pieno regime; solo un 3% fatica a rialzarsi. E gli imprenditori sono ripartiti da soli, in parte supportati dagli indennizzi assicurativi, per chi era coperto da polizze (il 58%), ma quasi la metà delle aziende colpite (42,5%) non ha ricevuto alcun tipo di ristoro. E chi ha ottenuto aiuti è riuscito in media a coprire solo il 36% del danno subìto.
    I dati emergono dall'indagine diffusa ieri dal Centro studi di Confindustria Romagna e condotta nei primi dieci giorni di maggio tra le imprese associate nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, colpite dalle due ondate alluvionali di 12 mesi fa, da allora sotto stretta osservazione. «Parliamo di una sessantina di aziende - spiega il presidente di Confindustria Romagna, Roberto Bozzi - cui abbiamo fornito sostegno nell'emergenza, mettendole in contatto con chi poteva fornire macchinari e spazi, poi abbiamo riconosciuto uno sconto sulla quota associativa tra il 65% e il 100% e oggi proseguiamo nell'attività di monitoraggio e affiancamento», in particolare per presentare le domande di ristoro, tutt'altro che semplici, come denunciano a gran voce gli imprenditori alle prese con la piattaforma Sfinge. Tornando allo studio, i numeri confermano che l'industria romagnola è tornata alla quasi normalità (solo il 3% del campione ha recuperato meno del 20% dei livelli pre-alluvione) e l'81% degli intervistati non prevede di attivare ammortizzatori sociali nei prossimi tre mesi.
    Ne parliamo con Roberto Bozzi, Presidente Confindustria Romagna.

    Il turno di Eni, il governo continua nella sua campagna di privatizzazioni

    Arriva a sorpresa nella serata di ieri la nuova mossa del Governo sulle privatizzazioni. Questa volta tocca a Eni, il gioiello della corona del Tesoro, centrale anche nelle strategie governative sulla transizione energetica. Sul mercato, in un operazione gestita con Goldman Sachs, Jefferies e Ubs finisce il 2,8% del capitale del Cane a sei zampe, cioè poco meno di sei decimi della quota complessiva in capo al Mef: si tratta di quasi 92 milioni di azioni, per un valore poco sotto gli 1,4 miliardi di euro in base alle quotazioni di Borsa di ieri (mentre il giornale va in stampa l operazione non è ancora conclusa). Nei suoi connotati essenziali la scelta su Eni segue la strategia delineata nei mesi scorsi dal Governo su Poste, che potrebbe rappresentare il prossimo passaggio sulla strada delle privatizzazioni. Le azioni messe sul mercato infatti mantengono in mano pubblica una quota vicina al 30%, grazie al 28,5% di Eni nel portafoglio di Cassa depositi e prestiti. L obiettivo rimane in pratica quello di fare cassa sulle dismissioni senza però creare tensioni sul controllo, nel caso di Eni, garantito comunque dallo statuto anche sotto la soglia psicologica del 30 per cento. Il punto è essenziale per un asset come la prima società energetica del Paese, al centro di un complesso risiko di interventi in chiave domestica ma anche sul panorama internazionale, a partire dal Piano Mattei. Senza contare che proprio la rete di relazioni oltreconfine del gruppo guidato da Claudio Descalzi ha avuto un ruolo cruciale nel rapido cambio d orizzonte vissuto dalle forniture energetiche del Paese dopo l addio agli acquisti dalla Russia per l invasione dell Ucraina. La vendita di ieri arriva a valle dell annullamento operato da Eni su parte delle azioni oggetto del programma di buyback avviata nei mesi, che ha consentito a Cdp-Tesoro di salire di un altro 0,9% aumentando quindi la potenza di fuoco dell operazione. E segue a stretto giro la doppia cessione operata nei mesi scorsi su Monte dei Paschi, che ha fruttato in due tranche poco meno di 1,6 miliardi di euro. In pratica, quindi, il dossier Eni permette a Via XX Settembre di raddoppiare il consuntivo realizzato fin qui con le privatizzazioni, nell attesa della cessione più consistente che dovrebbe riguardare Poste. In questo caso ci sono infatti in gioco fino a 4,4 miliardi di euro, valore a cui si potrebbe arrivare attraverso la vendita dell intera quota in capo al Tesoro oggi pari al 29,26 per cento; anche qui il controllo pubblico resterebbe realizzato per il tramite di Cassa depositi e prestiti, titolare del 35% della società guidata da Matteo Del Fante. Le cifre che si muovono sono insomma consistenti, anche se restano lontane dall 1 per cento del Pil (circa 21 miliardi) previsto dal programma ufficiale di finanza pubblica fra 2023 e 2027. Il filone delle privatizzazioni è cruciale oggi soprattutto per evitare di spingere troppo in alto la linea del rapporto fra debito e Pil, vista in crescita anche nel Def 2024 a causa delle ricadute in termini di fabbisogno prodotte dai crediti d imposta nell edilizia.
    Ne parliamo con Gianni Trovati, de Il Sole 24 Ore.

  • In Italia solo a fine 2023 il Pil reale è tornato ai livelli del 2007, quelli precedenti il crak della Lehman Brothers: in 15 anni si è accumulato un divario di crescita di oltre 10 punti con la Spagna, 14 con la Francia e 17 con la Germania. Se si confronta il 2023 con il 2000, il divario è di oltre 20 punti con Francia e Germania, e di oltre 30 con la Spagna. Il 32esimo rapporto annuale dell Istat sulla situazione del Paese - presentato a Montecitorio il 15 maggio - fotografa un economia che nell ultimo triennio è cresciuta di più della media Ue27 e di più di Francia e Germania ma permangono fattori di debolezza strutturali e ritardi sulle parti più innovative. Alla crescita si è associato il buon andamento del mercato del lavoro. La stagnazione della produttività del lavoro è uno degli elementi che ha caratterizzato il debole andamento del Pil in volume negli ultimi vent anni e il conseguente allargamento del divario di crescita con le altre principali economie dell Ue. In volume, il Pil per ora lavorata in Italia è cresciuto di solo l 1,3 per cento tra 2007 e 2023, contro il 3,6 per cento in Francia, il 10,5 in Germania e il 15,2 per cento in Spagna. Nel sistema delle imprese, in Italia, il livello della produttività (valore aggiunto per addetto) a prezzi correnti nella manifattura è inferiore a quello osservato in Francia e Germania solo nel segmento delle micro e piccole imprese, che però hanno un peso maggiore in Italia. Nei servizi, invece, le imprese italiane mostrano una produttività inferiore in tutte le classi dimensionali. Insomma, scrive l'Istat, negli ultimi 20 anni, l'Italia ha difeso il proprio posizionamento come paese esportatore, ma la concorrenza delle economie emergenti ha messo in crisi una parte rilevante delle industrie su cui si basava la specializzazione nazionale, che si è gradualmente modificata. In questo contesto però fa ben sperare la previsione della Commissione europea che oggi ha ricordato che, nonostante l Italia continui a essere segnata da una crescita debole, ma che quest'anno dovrebbe far segnare un +0,9% quest anno, una cifra molto vicina all'1% stimato dal governo. L'Italia - con una crescita dello 0,9% nel 2024 e dell'1,1% nel 2025 - quest'anno crescerà più di Germania e Francia. E' quanto emerge dalle previsioni economiche di primavera della Commissione europea. "Dopo la recessione nel 2023, si prevede che l'attività economica in Germania ristagnerà nel 2024", evidenzia la Commissione europea. La crescita di Berlino è prevista allo 0,1% nel 2024 per poi raggiungere l'1% nel 2025, restando fanalino di coda tra i maggiori Paesi dell'Eurozona. La Francia crescerà invece dello 0,7% nel 2024, per arrivare all'1,3% nel 2025. A trainare l'Eurozona risultano essere i Paesi del sud. L'attività economica in Spagna dovrebbe crescere del 2,1% nel 2024 e dell'1,9% nel 2025, trainata dalla domanda interna e sostenuta da un forte mercato del lavoro. Per la Grecia si prevede una crescita del 2,2% quest'anno e del 2,3% il prossimo. Il Portogallo registrerà un aumento del Pil dell'1,7% nel 2024 e dell'1,9% nel 2025. Ieri ha presentato le sue stime anche Ey e Oxford Economics stimano per l'Italia una crescita del Pil reale intorno allo 0,7%-0,8% nel 2024 e poco sopra l'1% nel 2025, con una riduzione del tasso di inflazione dal 5,6% nel 2023 al di sotto del target della Bce del 2% per il 2024 e il 2025.  
    Ne parliamo con Mario Rocco, Valuation, Modelling and Economics Leader di EY in Italia.

    Quando l'internazionalizzazione è una storia di successo. E la questione Sugar Tax

    La famiglia Busi è tra gli storici imbottigliatori di CocaCola (gli imbottigliatori per il modello di business di CocaCola sono importantissimi), in Italia e all'estero. Il 19 maggio la Coca-Cola Bottling Shqiperia (CCBS) festeggia i 30 anni di presenza in Albania, l'evento sarà celebrato presso la "Piramide" di Tirana  e vedrà anche la partecipazione del Primo Ministro Edi Rama.
    La famiglia Busi in Albania è riuscita a sviluppare con successo uno dei brand iconici a livello globale, nonostante un contesto imprenditoriale molto complesso. Si tratta di un traguardo storico per una famiglia di industriali italiani che trent'anni fa ha deciso di internazionalizzare il proprio business investendo in un Paese che oggi è terra di grandi opportunità per le imprese italiane innovative.
    Il tutto è stato possibile esportando le best practices italiane, che vedono il Gruppo Acies (con sede a Bologna) attivo anche a Catania attraverso Sibeg Coca-Cola, azienda virtuosa che dal 1960 produce, imbottiglia, sviluppa e distribuisce in esclusiva per la Sicilia le bevande di The Coca-Cola Company. CCBS è il risultato della volontà di trasformare una delle più importanti Global Company in un'impresa familiare a km0, con l'obiettivo di portare valore aggiunto in un Paese che si distingue per l'intelligenza, la vivacità e la resilienza delle sue risorse. In questo contesto si inerisce però un "pericolo scampato" tutto italiano. Ieri infatti, dopo giorni in cui si paventava l'imminente introduzione della Sugar Tax per il prossimo luglio, l'imposta è stata spostata al 2025. La legge punta a disincentivare l'acquisto di drink e bevande ad alta concentrazione di zuccheri, facendone aumentare il pezzo alla vendita. Da Palazzo Chigi ricordano che sia la sugar che la plastic tax sono state introdotte con la legge di Bilancio 2020 dal Governo Conte 2, ma fino ad oggi è stata oggetto di continui rinvii. Con la manovra 2024 l'ultima proroga è fissata a luglio 2024. Le associazioni, compresa Confindustria Catania e Assobibe, si sono dette soddisfatte del rinvio, ma come si sta organizzando la filiera per prepararsi a una tassa che inevitabilmente a breve verrà introdotta?
    Ne parliamo con Cristina Busi, neo eletta presidente di Confindustria Catania (eletta lo scorso 3 maggio) e vicepresidente con delega alle piccole e medie imprese di Assobibe (Associazione Italiana Industria Bevande analcoliche).

    Reclutamenti in salita, i rifiuti dei candidati sono oltre la metà

    Secondo l'Osservatorio Hr del PoliMi, il 90% dei lavoratori vive una condizione di malessere: il benessere è il primo motivo per cambiare lavoro ma le aspettative spesso sono deluse. Nel nostro Paese, della ricerca del benessere da parte dei lavoratori le direzioni delle risorse umane non possono non tenere conto, perché sta condizionando sempre più prepotentemente il mercato del lavoro. Non come categoria astratta, come mostrano alcuni trend: uno è sicuramente l'aumento del tasso di rifiuti dei candidati alle proposte di lavoro in fase di selezione che ormai supera la metà, aggravando il mismatch domanda e offerta. I più giovani ormai fanno colloqui in maniera quasi compulsiva «e sono sempre alla ricerca di un lavoro dove stare meglio. Chi fa parte della Gen Z non si preoccupa nemmeno di interrompere un percorso professionale durante la fase di induction, quella in cui si viene inseriti in azienda», spiega il professor Mariano Corso, responsabile scientifico dell'Osservatorio hr innovation practice della School of management del Politecnico di Milano, che ha realizzato con Doxa una ricerca sui temi dominanti nella gestione delle risorse umane. L'inquietudine della GenZ Il confronto tra le diverse generazioni mostra un approccio diverso rispetto al lavoro. «Sicuramente la GenZ appare come quella più inquieta, capace di rassegnare le dimissioni anche in fase di inserimento e sempre alla ricerca di qualcosa di meglio che consenta di avere dal lavoro maggiore soddisfazione, senza però sacrificare gli spazi privati - dice Corso -. Se per un giovane boomer, una volta iniziato un determinato percorso di carriera il lavoro diventava una priorità assoluta, per la GenZ non è così, tant'è che i più giovani hanno un'opinione negativa di chi oggi sacrifica tutto per il lavoro». In questo contesto non ci deve stupire che i ragazzi facciano continuamente colloqui e tantomeno la percentuale molto elevata di rifiuti che le aziende ricevono in fase di recruiting da parte dei candidati, che sono in crescita e sono saliti alla quota record del 54%. Così come non stupisce il dato del 17% delle aziende che parla di neoassunti che hanno lasciato il posto durante la fase di induction. Nell'interpretazione di Corso «il mondo del lavoro negli ultimi anni è stato interessato da una vera e propria rivoluzione e la ricerca del "vivere bene" è una risposta alle incertezze emergenti. Se in passato il lavoro era il centro delle aspirazioni e dei progetti di autorealizzazione per crescere anche di ruolo e status sociale, ora la fragilità del futuro sembra spingere le persone soprattutto a stare bene qui ed ora. Nel lavoro si cerca un benessere economico e mentale, in cui la flessibilità nei tempi e luoghi è fondamentale.
    Ne parliamo con Cristina Casadei, Sole24Ore.

  •  Dazi al 102,5% sulle auto elettriche; del 25% sulle loro batterie al litio; del 50% su chip e su pannelli solari. E ancora dazi su prodotti medicali, minerali critici, acciaio. È una raffica di restrizioni quella varata da Washington il 14 maggio contro le importazioni dalla Cina: secondo le stime della Casa Bianca, saranno colpiti circa 18 miliardi di dollari di merci. Le misure entreranno in vigore tra quest anno e il 2026. Nel mirino, settori strategici, come i semiconduttori e l energia verde, sui quali l'Amministrazione Biden ha riversato centinaia di miliardi di dollari in sussidi alla produzione.
    Nel nome del made in Usa, da quest anno, i dazi sulle auto elettriche cinesi vengono moltiplicati quasi per quattro, al 102,5% dall attuale 27,5%, un livello che già lascia i produttori cinesi fuori dal mercato statunitense. Nel primo trimestre del 2024, Geely è stata l unica casa cinese a esportare con il proprio marchio negli Stati Uniti, dove ha venduto 2.217 veicoli, secondo i dati della China Passenger Car Association. Altre 60mila vetture cinesi sono arrivate nel Paese, ma sotto brand Usa, soprattutto Buick (General Motors). Intanto adesso è proprio vero, Stellantis porterà e venderà auto cinesi in Europa e non solo. «Appena 7 mesi dopo l annuncio abbiamo il closing dell accordo vincolante fra Stellantis +1,61% e Leapmotor, che era stato firmato a ottobre. Ma la pianificazione è solo il 10%, il 90% è rappresentato dall esecuzione. Ora entriamo nella fase operativa» della partnership. Parola di Carlos Tavares, amministratore delegato del supergruppo nato da Psa e Fca a inizio 2021. L annuncio è arrivato durante la conferenza stampa congiunta con Zhu Jiangming, fondatore e Ceo del produttore cinese. A ottobre 2023 Stellantis è diventata azionista strategico di Leapmotor con un investimento da 1,5 miliardi di euro, acquisendo una partecipazione di circa il 20%. L'accordo, però, prevedeva anche la costituzione di Leapmotor International, una joint venture 51-49 guidata da Stellantis, con diritti esclusivi per l esportazione, la vendita e la fabbricazione dei prodotti Leapmotor al di fuori della Cina. Ed è proprio la jv ad essere ormai nel pieno avvio delle operazioni.
    Ne parliamo con Fabio Scacciavillani, economista, editorialista Sole24 Ore e Paolo Bricco, Il Sole 24 Ore.

    Superbonus, blitz Fdi in commissione per frenare il no di Forza Italia. Rinvio Sugar tax

    Aumenta da 19 a 20 il numero dei componenti della commissione Finanze del Senato che sta esaminando il decreto superbonus. Lo riferiscono le opposizioni spiegando di aver ricevuto una comunicazione dal presidente del Senato. La maggioranza aumenterà di un componente - spiega il senatore Stefano Patuanelli M5s - è una facoltà che si ha e si fa quando cambiano gli equilibri, ma va prima comunicata all'aula. Quindi è una forzatura politica ma è anche regolamentare. E un tema che solleveremo, aggiunge la senatrice Pd Beatrice Lorenzin. Il senatore aggiunto, riferiscono le opposizioni, dovrebbe essere Salvatore Sallemi di FdI. Nominare un nuovo membro della commissione Finanze del Senato per evitare che venga bocciato l emendamento del governo sullo spalma-crediti derivanti dal Superbonus. È quanto sta accadendo a Palazzo Madama, come viene riportato da fonti parlamentari che sottolineano come la decisione sia stata presa per superare il no già annunciato di Forza Italia - e su cui convergono anche le opposizioni - alla retroattività della norma proposta dall esecutivo, e consentire alla maggioranza di avere comunque i numeri. Il senatore in questione è Salvo Sallemi di FdI che, come riporta una comunicazione del capogruppo Lucio Malan, cessa di far parte della 2ª commissione Giustizia ed entra a far parte come membro della 6ª commissione Finanze. Fonti dell opposizione fanno notare che è una cosa che si può fare ma non la fai alla vigilia del voto e andrebbe comunicata all'aula nella prima seduta utile.
    La commissione Finanze del Senato è composta da 19 senatori, di cui 10 della maggioranza e 9 dell'opposizione. Per la maggioranza 6 sono di FdI, 2 della Lega, 1 di Fi e 1 di Noi moderati. Per le opposizioni PD e M5s hanno entrambi 3 senatori ciascuno, Iv ha un senatore, 1 è dell Autonomia e 1 del gruppo misto. Se il Dl Superbonus non sarà modificato, voteremo contro. Così il ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani ha avvisato oggi la maggioranza. Pronti a confrontarci da stamattina, ha aggiunto riferendosi ai senatori di Forza Italia. Tajani contesta la retroattività della norma che spalma i crediti su dieci anni. Intanto sono arrivati alla commissione Finanze del Senato, secondo quanto si apprende, gli attesi pareri del Mef ai subemendamenti che modificano l'emendamento del governo al decreto Superbonus. Sono contrari, viene riferito, i pareri sulle modifiche proposte da Fi per togliere la retroattività dell'allungamento a 10 anni delle detrazioni del Superbonus. Sul tema della sugar tax, invece, si attende una riformulazione del Mef che individui la copertura per il rinvio a gennaio 2025, pari a circa 72 milioni. Sugar tax verso il rinvio al 2025. Fonti di Palazzo Chigi fanno sapere di un accordo trovato sullo slittamento dell imposta sulle bevande zuccherate che, a differenza della plastic tax, non era stata prorogata dall emendamento del Governo al decreto Superbonus (all esame della commissione Finanze del Senato) e su cui, quindi, incombe l'entrata in vigore dal 1° luglio 2024. Il tentativo di differire l'entrata in vigore è stato sottolineato anche dal ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti: « Stiamo facendo in queste ore uno sforzo per cercare, molto faticosamente, una copertura finanziaria per rinviare l'entrata in vigore» della sugar tax «al 1° gennaio del 2025». E, ha aggiunto Giorgetti, «credo che alla fine ci arriveremo però credo che non sia questo il tema centrale di politica economica di questo Paese».
    Ne parliamo con Gianni Trovati, Il Sole 24 Ore.

    Radio24 allo "Scenario delle Professioni: oggi e domani" a Cernobbio

    Per il terzo anno consecutivo, TeamSystem e The European House Ambrosetti organizzano oggi a Villa Erba a Cernobbio "Lo Scenario delle Professioni: oggi e domani", una giornata di riflessione sui possibili impatti dei trend in atto sul mondo delle professioni. Più di 1.500 i partecipanti, in presenza o collegati in streaming. Il Forum ha affrontato diversi temi. La mattina "Il futuro oggi: come l'Intelligenza Artificiale sta cambiando il nostro mondo" e "L'evoluzione delle Professioni e l'impatto dell'AI", mentre il pomeriggio "La Riforma Fiscale alla prova dei fatti: decreti attuati e futuri sviluppi" e "Come cambia il lavoro: Il ruolo delle professioni per imprese e professionisti".
    L'evento è stato arricchito dai contributi di accademici, business leader e rappresentanti istituzionali, come Maurizio Leo (Vice Ministro dell'Economia e delle Finanze), Alessio Butti (Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all'Innovazione Tecnologica), Nunzia Ciardi (Vice Direttore Generale dell'Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale) ed Elbano de Nuccio (Presidente, Consiglio Nazionale Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili).

    La giornata è stata aperta dal benvenuto di Federico Leproux (CEO, Gruppo TeamSystem).

    Da uno studio sviluppato da The European House Ambrosetti in collaborazione con TeamSystem, emerge che il 70% degli studi professionali è attivo con iniziative legate all'implementazione dell'Intelligenza Artificiale. Positive le prospettive dei professionisti: il 76,7% è consapevole del ruolo trasformativo dell AI, mentre l 80% è fiducioso della qualità dei contenuti generati dall AI. L AI è un mercato destinato a crescere a tassi annui di circa il 40% fino al 2030.
    Ne parliamo con Federico Leproux, ad TeamSystem.

  • Via libera finale dai Paesi Ue alla stretta sulle emissioni di CO2 per i nuovi veicoli pesanti.
    Nel corso del Consiglio Istruzione (il primo appuntamento utile per l'ok), i ministri dei Ventisette hanno approvato l'accordo politico raggiunto a gennaio con il Parlamento europeo. L'Italia ha votato contro, insieme alla Polonia e alla Slovacchia. La Repubblica ceca si è invece astenuta.
    Gli obiettivi del nuovo regolamento prevedono un taglio del 45% delle emissioni al 2030, del 65% al 2035, e del 90% al 2040, oltre al target del 15% al 2025 già previsto dalla normativa vigente. I target si applicheranno ai camion superiori alle 7,5 tonnellate e agli autobus privati. Per i nuovi bus cittadini è invece previsto un taglio delle emissioni del 90% entro il 2030, per poi raggiungere le emissioni zero entro il 2035. Nel 2027 l'Ue condurrà una valutazione intermedia degli obiettivi.
    Al testo concordato con il Parlamento è stato aggiunto un considerando, nato da una richiesta tedesca, per vincolare la Commissione europea a valutare l'opportunità di introdurre una metodologia per la registrazione di veicoli commerciali pesanti che funzionano esclusivamente con carburanti neutri in termini di CO2, entro un anno dall'entrata in vigore del provvedimento.
    Ne parliamo con Fabrizia Vigo, Responsabile Area Relazioni Istituzionali ANFIA.

    La Gen Z è la generazione più indebitata 

    La Gen Z è la generazione più indebitata a causa di indigestione di carte di credito e di nessuna educazione al risparmio.
    Inoltre tra inflazione, tassi di interesse record e difficoltà occupazionali, la situazione finanziaria dei neo-maggiorenni si sta trasformando in una vera bomba a orologeria. Pagare i debiti rischia di diventare una missione impossibile.
    A lanciare l allarme sull eccessiva propensione al debito dei giovanissimi è un nuovo rapporto della TransUnion, una delle più grandi società di recupero crediti a livello mondiale. Secondo gli esperti di insolvenze, i consumatori della generazione Z di età compresa tra 22 e 24 anni hanno livelli di debito e tassi di insolvenza più elevati della storia per una serie di strumenti di credito dalle carte di credito ai mutui e ai prestiti studenteschi rispetto ai Millennials alla stessa età di dieci anni fa.
    Il saldo medio della carta di credito per i primi ventenni spiega TransUnion era di 2.834 dollari nel 2023. Si tratta di un valore superiore del 26% rispetto al saldo medio che i Millennials presentavano alla stessa età nel 2013 dopo aver adeguato l inflazione.
    I giovani adulti di oggi sono stati più volte criticati per l eccessiva propensione a fare acquisti sfrenati per piccoli lussi. Ma la doppietta della recessione indotta dalla pandemia e poi il rapido aumento dell inflazione sono arrivati in un momento critico del loro percorso finanziario. Senza contare l impatto devastante degli affitti record: il balzo record delle locazioni immobiliari nelle grandi città ha avuto (e continua ad avere) un impatto sproporzionato anche sulle aspirazioni di potersi permettere una casa dei giovani adulti.
    Ne parliamo con Alessandro Plateroti, direttore Newsmondo. it.

    Bff tenta il recupero dopo il tracollo, si valuta l'impatto dei rilievi Bankitalia

    Dopo il tonfo registrato giovedì e venerdì scorso, Bff Bank inverte la rotta a Piazza. Nella nota di diffusione dei conti del primo trimestre la banca ha annunciato che il 29 aprile scorso Bankitalia ha notificato i rilievi a valle di una ispezione conclusasi a gennaio. I più importanti riguardano il principale business della società, l'acquisizione "pro soluto" di crediti commerciali verso le pubbliche amministrazioni. Al termine dell'ispezione Via Nazionale ha deciso di sospendere la destinazione degli utili e ha vietato alla banca di aprire filiali in altri paesi europei.
    In sostanza Bankitalia, in base agli orientamenti dell'autorità europea Eba, chiede che alcuni crediti classificati come sani vengano conteggiati tra le più rischiose posizioni scadute, con contestuale incremento delle risorse cuscinetto da stanziare a bilancio. In una nota diffusa venerdì la banca ha fornito alcuni dettagli, precisando che i crediti scaduti potrebbero così salire di 1,29 miliardi, pari a 1,72 miliardi di attivi ponderati per il rischio. Tali cifre corrispondono «a un capitale assorbito aggiuntivo pari a 207 milioni per raggiungere il target di capitale soglia del 12% per il pagamento dei dividendi». Ciò significa che, in base alle richieste di Bankitalia, la banca potrà continuare a distribuire cedole ai soci a patto che trovi 207 milioni.
    Inoltre, sempre venerdì, il cda di Bff ha «confermato la piena fiducia al ceo Massimiliano Belingheri». Secondo gli analisti di Intermonte lo scenario continua a non essere «ottimale, ma almeno abbiamo un worst case rispetto» a quanto comunicato con i risultati del primo trimestre 20204. Secondo i broker Bff può utilizzare capitale proveniente da riserve (50% del pagamento degli interessi di mora) contabilizzato ora fuori bilancio. Intermonte sottolinea inoltre come Bff «afferma di poter utilizzare un aumento del tasso di maturazione degli interessi di mora e dei diritti di recupero (dall'attuale 50% al 60/70%), stimato in un incremento del capitale una tantum di circa 70/40 milioni di euro. L'utilizzo di riserve fuori bilancio può essere approvato grazie a una decisione del Cda con l'approvazione dei revisori». Gli analisti di banca Akros hanno fissato «un nuovo target di 8,6 euro con raccomandazione neutral».
    Ne parliamo con Luca Davi, Il Sole 24 Ore.

    Palazzo Chigi, scontro su Superbonus e Sugartax

    Sono giorni decisivi per la questione Superbonus che negli ultimi giorni ha scaldato gli animi all'interno della maggioranza. Se non una frattura, di certo c'è stato un botta e risposta ripetuto tra il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti (Lega) e il leader di Forza Italia Antonio Tajani. Il primo ha proposto un emendamento che allunga da quattro a dieci anni il tempo per ottenere il rimborso spese sulle ristrutturazioni effettuate. Una norma "di buonsenso", per Giorgetti, che Tajani ha invece messo parzialmente in discussione, dando voce a un malessere condiviso da tutto il suo partito in un diverbio che potrebbe avere a che fare anche con la campagna elettorale in corso per le europee. I punti su cui si concentrano le critiche di Forza Italia sono soprattutto due: le nuove regole retroattive per il Superbonus, che potrebbero svantaggiare banche e imprese, e il mancato rinvio della sugar tax.
    Le prossime tappe della vicenda prevedono per oggi pomeriggio un vertice in Senato sul decreto: oggi alle 18 sarà il termine ultimo per la presentazione di sub-emendamenti alle proposte di governo e relatore. Domani si vota in commissione Finanze al Senato e infine nel pomeriggio di mercoledì 15 maggio il testo sarà discusso in Aula. Il decreto deve essere convertito in legge entro il 29 maggio, per non perdere validità.
    Emergono intanto dei dubbi sulla parte dell'emendamento del Governo al Dl superbonus che specifica le coperture della proposta, articolando entrate e spese attese dalle diverse misure: dallo spalma-crediti, ai controlli dei Comuni, al rinvio della plastic tax e all'avvio in formato ridotto della sugar tax. I tecnici dei gruppi parlamentari sono al lavoro in vista della scadenza delle 18 per la presentazione dei sub-emendamenti ma emergono delle incongruenze. Al di là della 'sfasatura' tra la relazione tecnica della Rgs, che fa riferimento al rinvio al 2026 della sugar tax mentre nell'emendamento si prevede il suo avvio sia pure con importo ridotto per il 2024 e 2025, non è chiaro dove venga quantificata la copertura dello stop della plastic tax fino al 2026 e del dimezzamento della sugar tax. Così come sorgono perplessità sulla possibilità di recuperare 700 milioni per il 2025 e 1,7 miliardi nel 2026 come quota parte dello Stato del gettito derivante dall'attività di controllo dei Comuni. Si ipotizza che la tempistica ristretta possa essere all'origine di alcune discrepanze nel testo e non si esclude che possano arrivare degli 'aggiustamenti'.
    Intanto Forza Italia insiste: "Stiamo lavorando con i nostri uffici legislativi per presentare modifiche" sia sul tema "superbonus" sia su quello "sugar tax". Sul superbonus si andrà ad incidere sul tema della "retroattività che, come ha spiegato Antonio Tajani, viola i principi della certezza del diritto". Per quanto riguarda "la sugar tax, al pari della plastic tax, tutta la maggioranza si era già espressa per farla slittare o addirittura abolirla". Lo dice all'ANSA il portavoce di FI, Raffaele Nevi. FI da giorni è in contatto con le associazione delle imprese e del settore bancario.
    Ne parliamo con Alberto Orioli, vicedirettore Il Sole 24 Ore.

  • Il Forum della Piccola industria di Confindustria e la transizione sostenibile

    L'appuntamento annuale della Piccola Industria, dorsale del sistema di rappresentanza degli industriali con oltre il 90% delle associate a via dell'Astronomia, dopo il forum a Pavia a novembre 2023 torna in anticipo e in modo più ampio, oggi e domani, con il forum al museo nazionale ferroviario di Pietrarsa (in Campania), perché "l'industria non può non avere un ruolo centrale nella costruzione del futuro europeo". L'evento è promosso insieme all'Unione Industriali Napoli e alla Piccola Industria Confindustria Campania. La Piccola Industria di Confindustria sottolinea l'importanza dei "temi legati alla transizione sostenibile e alle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo" ed entra nel dibattito preelettorale con la decisione "di riportare il proprio forum in primavera, raddoppiando le giornate di confronto". L'associazione vuole che il proprio ruolo sia pienamente riconosciuto e la sua competitività sostenuta. Inoltre sostiene che provvedimenti adottati negli ultimi anni dalle istituzioni UE non sono sempre andati in questa direzione. In materia di energia, clima e ambiente le nuove normative stanno generando obblighi e costi significativi per le aziende, ancora più onerosi per le PMI. Al Forum a discutere ci sono rappresentanti del mondo delle Istituzioni e del credito, manager di grandi imprese capo-filiera, esperti e colleghi imprenditori italiani ed europei. Tra i relatori sono presenti per le aziende Fabrizio Negri, amministratore delegato Cerved Rating Agency, Stefano Cuzzilla, presidente Trenitalia, Monica Poggio, amministratore delegato Bayer Italia e Veronica Squinzi, amministratore delegato e direttore dello Sviluppo Globale Gruppo Mapei. Mentre per le istituzioni figurano Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli e Antonio Tajani, Ministro degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale.
    Ne parliamo con Giovanni Baroni, presidente della Piccola Industria di Confindustria e vice presidente di Confindustria.